Il Pascolo nel Parco nazionale del Pollino

Il Pascolo nel Parco nazionale del Pollino

Mi piace fotografare la natura, soprattutto nella sua bellezza selvaggia, ma ormai da qualche anno la delusione mi assale nell’osservare che la terra mi scompare letteralmente da sotto i piedi e non posso che documentare a malincuore l’evidente stato di declino. Poiché la terra maltrattata è proprio la mia terra natia il dolore mi angoscia ancora di più. Del Pollino ho già scritto più volte mettendo in risalto le qualità straordinarie e la bellezza unica del paesaggio, ma da qualche anno noto che il declino della biodiversità ha raggiunto livelli preoccupanti, a causa soprattutto del troppo pascolo, dei tagli di alberi anche di grosse dimensioni e del traffico di mezzi a motore fuoristrada.

Pascolo ai piedi di Serra delle Ciavole

Non conosco nel dettaglio la regolamentazione del pascolo, ma di cavalli e mucche nelle zone più selvagge e protette del Parco ce ne sono sicuramente troppe.

Pascolo a Serra delle Ciavole

Chiunque decida di fare una passeggiata nel parco incontrerà sul suo cammino centinaia di animali, anche oltre i duemila metri, e enormi quantità di escrementi anche sotto i pini loricati.

Escrementi tra i pini loricati

In questi ultimi anni, soprattutto d’estate, tra i pini loricati non si sente più il profumo di resina e di fiori spontanei ma solo quello degli escrementi e si ha l’impressione di trovarsi in una grande stalla a cielo aperto.

Stalla a cielo aperto tra i faggi di Serra Crispo

Il pascolo in soprannumero riduce le esigenze delle piante ma anche degli animali

Questi grandi mammiferi oltre che brucare tutto quello che di commestibile trovano calpestano 24 ore al giorno e per tutto l’anno ogni piccolo angolo di natura, accelerando la scomparsa di specie rare e la desertificazione del territorio.

Cavalli al pascolo piani del Pollino

Le sorgenti, i piccoli stagni di quota dove un tempo proliferavano i tritoni, l’ululone dal ventre giallo e il giunchetto meridionale oggi sono ridotti a pozzanghere sterili soprattutto per il calpestio dei cavalli.

Sorgente a Serra delle Ciavole ridotta a pozzanghera

Se poi nella stessa giornata, 18 agosto 2017, capita di osservare il passaggio di un fuoristrada e persino un gruppo di motociclisti sfrecciare tra i pini loricati, allora lo sconforto è totale.

Fuoristrada ai piani del Pollino

Se qualcuno in quello stesso giorno, trovandosi nella stessa zona, avesse visto questi mezzi forse ha scattato altre foto; io purtroppo ero troppo lontano per leggere le targhe e farne denuncia alle autorità competenti.

Motocross tra i pini loricati. Foto di Alessandro Apicella

Pubblico queste mie osservazioni e queste foto per stimolare una riflessione tra le parti interessati e con la speranza che quanto appena descritto sia solamente una situazione temporanea. E’ però evidente che in ampie zone la cotica erbosa è scomparsa del tutto e i segni di sovrapascolamento sono visibili anche sui rami degli alberi per un’altezza che supera abbondantemente i due metri. Risulta altrettanto chiaro che il soprannumero di animali al pascolo non rispetta le esigenze delle piante ma neanche le esigenze degli animali.

Effetto di soprapascolamento diffuso

I risultati del troppo pascolo

Nelle faggete il sottobosco rischia di scomparire per sempre

In ampie zone il manto erbosa è scomparso del tutto

Faggeta usata dagli animali come stalla

E’ innegabile l’aspetto positivo di riservare zone di pascolo agli animali domestici, l’allevamento di bestiame è un’importante tradizione in cui affondano le nostre radici culturali. Inoltre per alcune specie come le aquile, i grifoni e le averle sono fondamentali le zone scoperte dagli alberi, come sono appunto i pascoli di montagna, ma non scordiamo però che per conciliare le molteplici funzioni di carattere produttivo, ecologico e paesaggistico l’attività di pastorizia dev’essere condotta in modo tecnicamente corretta, senza superare quel delicato equilibrio che mette a rischio prima di tutto le specie più rare. Il pascolo comunque dovrebbe essere autorizzato solo nei territori di minor pregio naturalistico, non sulle praterie di alta quota dove ci sono i pini loricati, le tanto pregiate erbe officinali e dove trovano rifugio le specie legate a luoghi incontaminati. La coturnice e la lepre italica, per esempio, da sempre presenti in ampie zone del Parco sono ora relegati solo sulle cime più alte e rischiano di scomparire per sempre.

Pascolo su Serra delle Ciavole

Inoltre con un numero così elevato di bestiame domestico è impossibile che questi territori possano essere occupati dagli ungulati selvatici come il capriolo italico, un vero gioiello autoctono che rischia di scomparire, e il cervo nobile. Quest’ultimo è stato introdotto nel Pollino per favorire la presenza del lupo che con le sue straordinarie capacità renderebbe più sano e più bello anche il nostro grande Parco.

Pascolo a Serra delle Ciavole

Anche per i fuoristrada si potrebbe valutare la possibilità di definire percorsi, su strade sterrate forestali limitrofe, opportunamente definite, e comunque le macchine non dovrebbero mai uscire dalle carreggiate delle piste forestali e nelle zone di alto pregio. Tale possibilità dovrebbe essere frutto di un piano di gestione programmato e autorizzato dall’ente parco, in condivisione con le parti interessate del territorio: le guide ambientali, le associazioni, i ricercatori, gli appassionati e i volontari naturalisti. Dovrebbe inoltre essere rispettato il divieto totale di attività antropiche nelle zone a conservazione integrale.

In ogni caso investire nel capitale naturale è l’unica strada possibile per sperare in un futuro migliore.

Troppo calpestio porta alla desertificazione

 

Approfondimenti:

Parco Nazionale del Pollino
REGOLAMENTO PER FIDA PASCOLO STAGIONALE 
Deliberazione del Consiglio Direttivo 2 agosto 2005 n. 41

Pascolamento – Associazione Studenti di Agraria IAAS pdf QUI

 

 

10 Comments

  1. Luigi Apicella

    Molto equilibrato e diplomatico lo scritto di Antonio Iannibelli. Ognuno ha diritto di vivere su questa Terra, ma noi umani stiamo diventanto degli alieni, senza rispetto né contegno per le altre specie viventi: la nostra ignoranza ci può portare solo all’autodistruzione. É essenziale che ogni cittadino si impegni per sé ed esiga dagli altri regole e comportamenti più etici se vogliamo sopravvivere come specie umana su questo, un tempo, meraviglioso pianeta.🐺

  2. Giuseppe Cosenza

    Ottimo reportage. Ormai il pollino è diventato un puttanaio. ognuno fa quello che vuole. nessun cntrollo sulla densità del pascolo. Più ne hai e più ne porti. Quest’estate la siccità ha agggravato la situazione. Siamo a rischio epidemie. I laghetti dei piani di Pollino ormai sono delle melme senza vita: quando ero ragazzo ci vivevano ranuncoli, ululoni, tritori e anche un chirocefalo… Ma qua si sa non gliene frega un cazzo a nessuno!

  3. antoniofabiani@hotmail.it

    Ente Parco, un ente inutile. Pascolo e quant’altro lodevolmente descritto da Antonio Iannibelli è lo stesso ente che deve regolamentarlo.Ma credo che la regolamentazione sia ampiamente compreso nel decreto di istituzione del Parco.Sono i poltronisti che sono inadempienti.

  4. Maurizio Benvenuti

    Belloo, Antonio. Un bel lavoro di reportage, fatto nei giusti toni per non esser tracciato di “estremismo ambientalista”. Sappiamo che forse è una battaglia persa, la nostra… eppure ci devono essere voci così che si levano a dire le cose come stanno. Grazie, anche a nome dei ranuncoli e dei tritoni.

  5. Mariangela

    Descritto con ammirevole equilibrio una situazione intollerabile. Non stupiamoci, ovunque siamo allo sfascio totale. L’ uomo ora sta distruggendo proprio tutto, complici istituzioni dormienti, ignoranza, egoismi, indifferenza.

  6. Non sono mai stato nel Pollino e mi spiace, ma ho capito che come parco sta subendo grosse ferite. Sono stato sul sito ufficiale dove si puo’ leggere ….. la Natura e l’Uomo intrecciano millenari rapporti che il Parco Nazionale del Pollino, istituito nel 1993, conserva e tutela sotto il suo emblema, il pino loricato. L’intera zona, sottoposta a speciale tutela, ai sensi della Legge quadro n.394/1991 sulle aree protette,…………..
    ?????? Come al solito CHIACCHIERE!!!!
    Speriamo che dopo la denuncia di Antonio qualcosa si muova
    Mario (Genova)

  7. Ottimo articolo. Purtroppo a mio avviso c’è poca prevenzione e poco controllo sul Pollino. Le nostre montagne dovrebbero essere tutelate nel migliore dei modi per mantenere un equilibrio nell’ecosistema tra la componente biotica e abiotica. In particolare il Parco Nazionale del Pollino dovrebbe tutelare il suo emblema: il pino loricato. Ma purtroppo non viene protetto quasi per niente..

  8. Fernando

    Leggo solo ora … a un anno di distanza. Premetto che sono un entomologo con 50 anni di esperienza e quindi dovrei capirne un po’ di natura … negli anni ’80 ho studiato a lungo la Coleotterofauna del Parco del Pollino e pubblicato i risultati.
    Concordo il linea generale con quanto pubblicato tranne che nell’ultimo capoverso …. i fuoristrada.
    Per quanto riguarda i danni del pascolo sarebbe forse ora che mi decidessi a pubblicare qualcosa in merito poiché essi vanno molto al di là di quanto evidenziato e noto che in tutti i report sull’argomento sono fortemente sottostimati, da un calcolo approssimativo in difetto il pascolo riduce di almeno il 30% l’artropodofauna dell’habitat … dove pensate che si sviluppano gli insetti che vedevate sui fiori?

    • maria perrone

      Fernando è arrivato il momento di pubblicare lo scempio del pascolo. Quando vuoi facciamo un giro insieme nel Pollino, ormai anch’io ho i capelli bianchi da tempo ma almeno fotograficamente posso darti una mano…

      • Fernando

        Ti ringrazio per l’apprezzamento Maria Perrone … non lo so, son troppo vecchio (70) forse per certe denunce; in 50 anni ho assistito a stravolgimenti e distruzioni assurde per pensare che con una denuncia, anche circostanziata e documentata, si possano ledere certi interessi o rimuovere certe inerzie/latitanze; nove amministrazioni su dieci dei parchi (quando ci sono) sono totalmente latitanti. Ti porto un esempio. Da almeno 10 anni si è “scoperto” (il problema mi fa sorridere perché noto da sempre) che gli alberi abbattuti sono molto importanti per la biodiversità, albergano una fauna chiamata saproxilica spesso assolutamente puculiare e l’Unione Europea ha investito milioni in ricerche e i fruitori dei finanziamenti ci hanno sommerso con tonnellate di lavori …. (al 90% inutili perché hanno scritto cose che già si sapevano) e l’obiettivo finale sarebbe dovuto essere quello di non far rimuovere gli alberi abbattuti nei boschi … ti risulta che nel parco del Pollino ce ne siano molti? Se questi milioni di investimenti in studi …. hanno ottenuto zero risultati ti lascio immaginare quale sarebbe l’impatto di un lavoro che denuncia i danni di un pascolo fuori controllo (che lede ben noti interessi) ma foss’anche controllato ciò che non si capisce (o si vuol capire) è che dovrebbero letteralmente recintare e quindi interdire porzioni di prato per permettere agli artropodi di compiervi per intero il loro ciclo vitale. E il discorso non finisce qui, la quart’ultima, quint’ultima e sest’ultima foto ritraggono situazioni criminali, sotto quegli alberi, senza disturbo antropico, ci sarebbero migliaia di artropodi …. pensi davvero che un qualunque ente parco si assumerebbe la responsabilità di vietare certi scempi? Son vecchio ma contento di aver potuto vedere a Vacquarro o Piani Pollino nel 1969 solo 10 cavalli al pascolo … scusa la lungaggine

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