Campo Pollino 2015 di Antonio Iannibelli
Ci siamo trovati a Viggianello in 14 nel magnifico scenario della Valle del Mercure ai piedi del Massiccio del Pollino, puntuali come da programma nonostante la maggior parte di noi avesse percorso quasi mille chilometri.
L’appuntamento è stato fissato qui non ha caso. Volevamo scoprire questa terra selvaggia e soprattutto il misterioso carnivoro che qui convive da sempre con gli uomini e con la semplicità dei pochi pastori rimasti. Anche questa terra, come il lupo, possiede segreti e bellezze uniche che ogni italiano dovrebbe conoscere, in fondo anche da qui nasce la storia del nostro bel Paese. Storie di briganti e di emigranti sono ancora oggi vive in ogni paesello. Contadini, boari e mulattieri vivono dignitosamente questi luoghi aspri e poveri. Si tratta di una terra particolarmente bella per il suo aspetto naturalistico, con rarità botaniche e famosa per le sue erbe officinali, ma il fiore all’occhiello è il pino loricato. Alberi monumentali che raccontano la storia millenaria di questi luoghi.
Siamo in Basilicata qui gli abitanti vengono chiamati lucani dall’antico nome della più ampia regione Lucania e tra le varie ipotesi sull’origine del toponimo Lucania uno deriva proprio dal termine greco λύκος (Lupo) e un altro latino Lucus (Bosco sacro). Definirla quindi terra di lupi mi sembra un atto dovuto.
Sabato 30 maggio – dopo la cena ci siamo trovati per fare il punto sul programma, sulle difficoltà del percorso e per introdurre le bellezze naturali che avremmo scoperto il giorno dopo. In qualità di accompagnatore del campo, e appassionato di lupo, ho spiegato ai partecipanti che l’obiettivo del campo era quello di conoscere il lupo perché per vedere i lupi bisogna diventare un po’ lupi, e per diventare lupo bisogna conoscerli.
Domenica 31 maggio – Anello del lupo
Finalmente si parte, destinazione Passo delle Ciavole attraverso la vetta del Monte Pollino e la visita al Patriarca, il pino millenario abbarbicato sulle rocce nel versante sud. Percorso di dieci ore di cammino con dislivello di 850 metri.
Questo percorso l’ho chiamato “anello del lupo” non ha caso, perché intorno al monte Pollino i lupi, attraverso i valichi controllano il proprio territorio e si spostano alla ricerca di nuovi territori da esplorare. Così come i confini geografici i crinali sono i confini naturali del lupo, da qui può facilmente controllare il territorio da difendere, dai suoi simili e dal suo unico nemico, l’uomo.
Il Passo delle Ciavole, tristemente famoso per lo spargimento dei bocconi avvelenati, il Passo di Gaudolino e la Sella Dolcedorme sono i confini naturali tra i branchi lucani e quelli calabresi. Questi crinali sono infatti il confine geografico delle due regioni, Basilicata e Calabria, a cavallo dei quali si estende per circa duecento mila ettari il Parco nazionale del Pollino.
Siamo partiti da Viggianello alle sette del mattino dopo un’abbondante colazione e il pranzo al sacco nello zaino. Una processione religiosa nei vicoli di Viggianello ha rallentato il nostro viaggio ma ci ha fatto riflettere sulla religiosità e l’attaccamento alla propria terra di questo popolo di emigranti.
Dal Colle dell’Impiso siamo partiti per uno stretto sentiero di mezza costa che attraverso le silenziose faggete ci ha portato alla sorgente Spezzavummula.
Qui la nostra prima sosta per rifornirci di acqua e per conoscerci meglio. Nessuno si conosceva da prima, ma il silenzio delle montagne e la voglia di conoscere il lupo ci accomunava ed era come se ci conoscessimo da sempre. Ripartiamo con entusiasmo con la speranza di trovare qualche segno di presenza, attraversiamo il Colle Gaudolino e ci inoltriamo di nuovo nelle vecchie faggete a ridosso del Monte Pollino.
Da qui inizia la salita più impegnativa di tutto il percorso, ma ognuno con il proprio passo in meno di un’ora siamo entrati nell’habitat naturale del pino loricato oltre le faggete. La fatica è svanita alla vista dei primi loricati, il paesaggio unico e incantevole non faceva pensare ad altro e non potevamo fare a meno di rendere visita al più maestoso di tutti i pini, il Patriarca. Ai piedi del grande albero anche il lupo è passato in secondo piano. Ci siamo immortalati in scatti fotografici mentre abbracciati al grande pino esprimevamo i nostri desideri. E’ stato un momento emozionante e il legame del gruppo si è rafforzato ancora di più.
Ci aspetta ora la scalata alla vetta Pollino, ma il versante spoglio di alberi ci consente di procedere ognuno con il proprio ritmo. Appuntamento in cima per consumare il nostro pranzo e per godere del paesaggio più spettacolare di tutto il parco. In meno di due ore siamo tutti in cima e il paesaggio, le fioriture di alta quota e il mare sullo sfondo ci lasciano incantati.
Dopo aver mangiato i panini con Fabio, aiuto accompagnatore, abbiamo regalato a tutti una piccola sorpresa, una granita naturale, estratta direttamente dal piccolo nevaio, addolcita con del latte di mandorle che avevamo portato per questa occasione. Questo momento ci ha dato lo spunto di spiegare come i nostri nonni conoscevano il gelato nonostante nessuno avesse spiegato loro cosa fosse. Un’altra occasione per parlare della cultura e delle abitudini della gente della nostra terra, e forse dell’origine del gelato.
Siamo a metà giornata abbiamo raggiunto il punto più alto ma abbiamo ancora molta strada da fare soprattutto dobbiamo rimetterci sulle tracce dei lupi. Lasciamo a malincuore la vetta e il nevaio e ci dirigiamo lungo il crinale est tra i ginepri nani e le fioriture incantevoli di orchidee selvatiche. Scendiamo qualche centinaio di metri fino alla Sella Dolcedorme dove tante volte ho trovato i segni dei nostri amici lupi, ma questa volta sembrano svaniti nel nulla. L’erba alta e i cespugli in fiore forse coprono ogni cosa. Procediamo verso la Fossa del lupo con la speranza nel cuore. Direzione nord attraverso un’altra faggeta. Finalmente abbiamo trovato una pista e alcuni escrementi. Ecco che tutto d’un tratto come dei segugi alla ricerca di tracce e senza neanche accorgercene siamo arrivati nella Fossa del lupo. Purtroppo non siamo riusciti ad osservare nessuna impronta di lupo in quanto un centinaio di cavalli al pascolo avevano pestato ogni cosa, ma gli escrementi ritrovati subito dopo ci confermavano la presenza del predatore e la sua dieta a base di cinghiali.
L’altopiano denominato, non a caso, Fossa del lupo si trova nella depressione creata da un grande inghiottitoio tra il monte Pollino, la Serra Dolcedorme e la Serra delle Ciavole. In questo posto si formano pozze di acqua che resistono fino all’inizio dell’estate quindi frequentato da tanti (e forse troppi) animali domestici, cavalli, mucche e ovviamente da lupi.
Siamo poi risaliti verso il Passo delle Ciavole per controllare che non ci fossero bocconi avvelenati e per fortuna questa volta non ce n’erano. Abbiamo, però, riflettuto sulla tragedia di queste esche e sulla necessità di una maggiore prevenzione.
Sulla strada del ritorno abbiamo attraverso i Piani del Toscano dove abbiamo trovato altre tracce di lupo, impronte e escrementi, ma anche qui il pressante pascolo di bovini e equini ha creato degli squilibri geomorfologici difficilmente controllabili.
Negli escrementi questa volta ci sono soprattutto peli di animali domestici, mucche in particolare e subito dopo capiamo il motivo. Dietro a un dosso c’era un enorme scheletro di vacca ancora sostenuto dai legamenti è adagiato proprio vicino al nostro sentiero. Forse poteva trattarsi di un animale malato rimasto in quota dall’autunno scorso e forse le forti nevicate l’hanno sepolto fino al ritorno dei lupi e degli altri selvatici. Le foto e i commenti sono d’obbligo, ma una cosa è certa qui i lupi ci sono sempre stati e continuano a svolgere la loro funzione di “controllori sanitari”.
Il sole è già basso dietro la Serra del Prete dobbiamo allungare il passo per non essere sorpresi dal buio. Abbandoniamo gli altipiani e giù nella faggeta raggiungiamo in poco tempo la sorgente di Rummo e chiudiamo l’anello del lupo sotto la sorgente Spezzavummula. Appagati dalle meraviglie del Pollino e delle belle scoperte, in poco tempo, raggiungiamo il punto di partenza. Qui il sole ci saluta con un tramonto spettacolare che attraverso i grandi faggi ci preannuncia l’arrivo di un’altra splendida giornata alla Grande Porta del Pollino.
La serata si conclude con la cena. Alle undici tutti a nanna, siamo stanchi ma per la seconda escursione vogliamo essere di nuovo belli carichi, la bellezza dei pini loricati e il richiamo dei lupi sono irresistibili.