Monte Radicchio e la Rupe di Calvenzano: a piedi nella natura incontaminata

Monte Radicchio e la Rupe di Calvenzano: a piedi nella natura incontaminata

Di Antonio Iannibelli

Il Monte Radicchio è un’oasi di natura, quasi segreta. A differenza del suo dirimpettaio, il celebre Monte Sole, la sua quiete non è disturbata da strade o troppi visitatori. Forse proprio per questo il nostro team di GEV, composto da Monica, Roberto e me, Antonio, lo ha scelto come meta per una delle nostre vigilanze. Il SIC IT4070002 “Monte Radicchio e Rupe di Calvenzano” di Rete Natura 2000, si difende dall’impatto umano, mantenendosi vivo e selvaggio.

In punta di piedi nella natura
Era una mattina di fine estate, l’aria umida si dissolveva lentamente tra le fronde degli alberi. Alle 8:30 in punto, dopo aver parcheggiato, ci siamo ritrovati immersi nel verde dei campi incolti. I colori delle fioriture di cicoria si fondevano con l’erba alta e bagnata di rugiada, e le montagne facevano da cornice a uno scenario che sembrava perfetto, un ordine naturale che ci accoglieva.

Il sentiero, pur essendo ripido, si è rivelato in ottime condizioni. Con nostra grande soddisfazione, non abbiamo trovato segni del passaggio di moto o biciclette, una visione purtroppo comune in passato. Il silenzio era rotto solo dai nostri passi, e presto abbiamo scoperto che non eravamo soli. Impronte fresche di cervo e cinghiale si alternavano a quelle della faina e della lepre. La natura ci stava già mostrando i suoi abitanti più elusivi.

La salita, con quasi 500 metri di dislivello, si è fatta sentire. Il sudore scendeva, ma la fatica veniva ripagata. Mentre guadagnavamo quota, l’intera valle del Reno si apriva davanti a noi. In un momento di pausa, abbiamo notato una nuvola di fumo in lontananza. Fortunatamente, si è subito dissolta, segno che si trattava di una bruciatura di sterpaglie controllata. Durante il tragitto, i nostri occhi sono stati catturati dalle fioriture. Il minuscolo Garofanino selvatico e il velenosissimo ma attraente Colchico autunnale ci hanno ricordato che anche il più piccolo dettaglio merita attenzione.

I signori dei cieli e il silenzio interrotto
Quando siamo arrivati in prossimità della Rupe di Calvenzano, il nostro sguardo si è alzato verso il cielo. L’aria era vibrante, popolata da una miriade di voli. Stormi di Rondone maggiore sfrecciavano con il loro garrire sfrenato, facendoci dimenticare la fatica. La Rondine montana, con il suo volo lento e sfarfallato, si avvicinava a noi quasi a salutarci, mentre la rondine e il balestruccio danzavano nel cielo. Al ritorno, non abbiamo potuto non notare i maestosi Falchi pellegrini che planavano sopra di noi, insieme a poiane, cornacchie e un gheppio.

Il silenzio del luogo è stato rotto solo dall’incontro con un gruppo di escursionisti. Abbiamo scambiato qualche parola e condiviso la bellezza di questo luogo.

Ognuno di loro aveva una storia da raccontare, e tutti eravamo d’accordo: la cima della Rupe è un punto panoramico tra i più belli degli Appennini. Ci siamo goduti la vista che spaziava dal Monte Vigese al Corno alle Scale, e, verso valle, fino al Monte Salvaro e Monte Sole, con il profilo inconfondibile di Monte Adone. Dopo le foto di rito, siamo ritornati sui nostri passi.

Buone notizie dal Monte Radicchio
Al termine della nostra escursione, torniamo a casa con la consapevolezza che il nostro lavoro è fondamentale. La nostra missione non è solo quella di scovare le storture umane e i crimini ambientali, ma anche, e soprattutto, di raccontare le buone notizie. Il Monte Radicchio, con le sue rocce dalle forme quasi immaginarie come “la roccia cane” e i suoi incredibili “bonsai naturali”, ci ha ricordato che la natura ci accoglie e ci coccola, se solo sappiamo entrare nei suoi scrigni in punta di piedi, con il rispetto dovuto a ogni forma di vita.

Questi luoghi non sono solo spazi da vigilare, ma tesori da proteggere. Ci siamo ripromessi di tornare, non solo per il nostro dovere, ma per il semplice piacere di immergerci ancora una volta in questo scrigno di biodiversità.

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