Fauna selvatica a Bologna: un fenomeno in evoluzione

Fauna selvatica a Bologna: un fenomeno in evoluzione

Di Antonio Iannibelli

Negli ultimi anni, la fauna selvatica di Bologna ha vissuto un’evoluzione significativa, diventando sempre più parte integrante del paesaggio urbano e naturale. Questo fenomeno rappresenta una ricchezza per la biodiversità locale, che però si trova a fronteggiare una crescente contraddizione: da un lato, la Costituzione italiana sancisce il principio della tutela ambientale e della biodiversità; dall’altro, le recenti modifiche normative sulla caccia rischiano di compromettere proprio quel delicato equilibrio che si vuole proteggere. La coesistenza tra fauna selvatica e insediamenti umani si scontra quindi con una legislazione che sembra muoversi in direzione opposta, generando un acceso dibattito sulla reale efficacia delle politiche ambientali adottate.

Questo articolo intende esplorare le dinamiche in gioco, analizzando come le nuove disposizioni possano influire sulla salvaguardia di un patrimonio naturale unico, e interrogandosi su quali misure possano garantire una convivenza sostenibile e rispettosa tra uomo e ambiente.

Articoli costituzionali e la tutela della biodiversità
L’ articolo 9 della Costituzione italiana, modificato nel 2022, afferma che la Repubblica “tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle generazioni future”. Questo inserimento di termini come “biodiversità” e “ecosistemi” rafforza l’obbligo dello Stato di preservare la varietà delle specie viventi e il loro habitat.
L’ articolo 41 della Costituzione, pur legato alla libertà economica, ha una rilevanza indiretta. Esso ritiene che l’iniziativa economica privata non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o “in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana.” La tutela ambientale e della biodiversità possono essere incluse in queste limitazioni all’attività economica.

In netto contrasto con questi principi costituzionali, la legge 157 del 1992 che regolamenta per la protezione della fauna selvatica omeoterma e il prelievo venatorio, è stata oggetto di modifiche recenti da parte del governo, ampliando le possibilità di cacciare, soprattutto per contenere specie come il cinghiale. Questo approccio appare in contrasto con l’impegno costituzionale a favore della biodiversità. La caccia infatti può contribuire alla riduzione della fauna selvatica, alterando gli equilibri naturali e riducendo la biodiversità. La gestione della fauna dovrebbe essere orientata alla conservazione, non all’abbattimento indiscriminato. Senza contare il danno ambientale che la caccia produce.


Conflitto uomo-fauna selvatica
Il conflitto tra esseri umani e fauna selvatica è reale e complesso, ma deve essere gestito con metodi che favoriscono la coesistenza. In molte aree urbane e periurbane, gli animali si avvicinano agli insediamenti umani per causa che sono prevalentemente riconducibili all’attività umana. La soluzione non può essere semplicemente aumentare la caccia: convivere con la fauna selvatica è una necessità. Gli animali selvatici, come cinghiali e lupi, possono rappresentare una sfida per l’uomo, sia per i danni alle colture e alle proprietà, sia per la percezione di rischio per la sicurezza. Tuttavia, questi conflitti sono spesso aggravati da comportamenti umani sbagliati.

Le cause di avvicinamento della fauna selvatica ai centri abitati sono tante ma quasi tutte antropiche:
Viviamo in una penisola densamente popolata, soprattutto dalla nostra specie ma anche da tanti animali. Questo elevato livello di antropizzazione, che significa la trasformazione del territorio naturale da parte dell’uomo, crea un ambiente in cui gli incontri tra fauna selvatica e popolazione umana diventano inevitabili. La crescente urbanizzazione, l’espansione delle aree residenziali e industriali, la rete di infrastrutture che tagliano gli habitat naturali, frammentandoli e riducendo le risorse vitali per la fauna.
Principali cause (responsabilità umana):

  • Consumo di suolo e taglio di alberi
  • Frantumazione degli habitat
  • Inquinamento ambientale, uso di veleni
  • Disturbo alla fauna selvatica, caccia, eventi sportivi ecc.
  • Scarsa gestione dei rifiuti
  • Scarsa gestione degli animali domestici
  • Cattive abitudini umane.

Inoltre, il fatto che gli animali selvatici si avvicinano alle città porta loro diversi problemi. Uno dei rischi più gravi è rappresentato dagli incidenti stradali: molti di questi animali finiscono investiti da veicoli, causando spesso la loro morte o gravi ferite. Questi incidenti non solo mettono in pericolo la vita degli animali, ma anche quella degli esseri umani, specialmente quando coinvolgono specie di grandi dimensioni come gli ungulati.

Specie Alloctone e Biodiversità
Le specie alloctone sono organismi che vengono introdotti al di fuori del loro habitat naturale, a causa dell’intervento umano. Queste specie possono avere effetti negativi sugli ecosistemi locali e sulla biodiversità. Alcune specie sono state introdotte deliberatamente, ad esempio per scopi agricoli, ornamentali o come animali da allevamento. Molte specie alloctone sono arrivate accidentalmente, ad esempio tramite il trasporto di merci, il commercio internazionale o il turismo.
Che colpa hanno gli Alloctoni? Le specie alloctone non sono responsabili della loro presenza in ambienti dove non appartengono naturalmente. La colpa dell’introduzione di queste specie è interamente umana, spesso illegale, sono dei deportati dai loro habitat naturali. Questi animali vivono nel loro habitat originario quasi sempre senza problemi non hanno nessuna intenzione di andare dall’altra parte del mondo. Quando vengono introdotti dall’uomo per motivi economici, ornamentali o per errore, diventano deportati in un mondo che non è fatto per loro, dove devono adattarsi forzatamente. Molte volte muoiono e in alcuni casi riescono a riprodursi ma vengono accusati di causare squilibri ecologici. Bisognerebbe riconoscere che hanno una grande capacità di adattamento e che nel tempo, alcuni riescono a trovare il loro spazio in un ambiente che inizialmente non è il loro, e, se lasciati al naturale corso dell’evoluzione, potrebbero diventare parte integrante di quel nuovo ecosistema, come è già successo in passato.

Per superare i sospetti e risolvere i conflitti, è fondamentale dimostrare buona volontà e, soprattutto, possedere una conoscenza approfondita della materia. In molti casi, non è tanto la conoscenza scientifica quanto l’esperienza e la competenza degli esperti e degli addetti ai lavori a fare la differenza. I selvatici che vivono a stretto contatto con i centri abitati e con le attività umane a volte si comportano in modo diverso rispetto a quanto farebbero nel loro ambiente naturale.
Un giovane lupo, per esempio, può avvicinarsi alle persone essendo abituato a trovare da mangiare e se le persone non lo allontanano può decidere di difendere del cibo, un riparo o una zona dove si sente più sicuro. Chi si avvicina rischia di essere scacciato con ringhi, abbai e a volte anche qualche piccolo morso. Lo fa solo perché è stressato da una situazione anomala che non è quella naturale. Non si tratta quindi di una aggressione ma di una difesa per tenere lontano gli umani.

Proposte per una coesistenza possibile
Esistono soluzioni più equilibrate e sostenibili che possono ridurre il conflitto con la fauna selvatica senza ricorrere all’abbattimento massiccio di animali:

  1. Gestione ecologica degli spazi urbani e periurbani: i parchi cittadini e periurbani, insieme ai corridoi ecologici, possono offrire habitat sicuri per la fauna, riducendo la pressione sui centri abitati. La corretta tutela del verde urbano è fondamentale anche per ridurre il conflitto con la fauna selvatica.
  2. Specie utili: favorire nei centri abitati le specie come rondini, pipistrelli e rapaci, che aiutano a tenere sotto controllo insetti e piccoli roditori, può essere vantaggiosa per gli equilibri naturali e quindi per il nostro benessere.
  3. Prevenzione dell’avvicinamento: è fondamentale disincentivare l’avvicinamento di specie pericolose come cinghiali e lupi attraverso misure preventive, come la protezione dei rifiuti e delle coltivazioni, e promuovendo la corretta gestione del territorio.

Chi propone la caccia come soluzione è poco onesto, poiché questa pratica genera ulteriori problemi che si aggiungono a quelli esistenti:
Disturbo alle specie: Durante le battute di caccia, gli spari non disturbano solo la selvaggina cacciata, ma anche molte altre specie che vivono nello stesso habitat. Il rumore degli spari e la presenza di cacciatori possono alterare i comportamenti naturali. Molte specie, pur non essendo obiettivi diretti della caccia, reagiscono al rumore fuggendo o cambiando le loro abitudini alimentari e riproduttive. Queste ultime modifiche, alla legge 157, aggravano di molto la situazione.
Piombo nell’ambiente: Le munizioni da caccia contengono spesso piombo, un metallo pesante altamente tossico per l’ambiente. Quando i proiettili vengono sparati, i residui di piombo rimangono nel suolo, nell’acqua e negli ecosistemi naturali, provocando una serie di conseguenze dannose, come l’avvelenamento degli animali. Molti animali selvatici, come uccelli rapaci, mammiferi e altri, ingeriscono accidentalmente il piombo mentre si nutrono. Questo avvelenamento da piombo può portare a malattie croniche, debilitazione e morte.

Incidenti e Morti (problemi di sicurezza): L’uso di armi da fuoco durante la caccia comporta rischi significativi per la sicurezza sia dei cacciatori che delle persone nelle vicinanze. Gli incidenti possono verificarsi a causa di errori umani, come confondere altre persone per animali o distrazioni mentre si maneggiano le armi. La manipolazione non corretta delle armi, l’uso di armi non adeguatamente mantenute o malfunzionamenti possono causare ferite accidentali. Ogni anno si registrano molti incidenti e decine di persone morte.

Il Ruolo del GEV
Le Guardie Ecologiche Volontarie (GEV), custodi della biodiversità, possono svolgere un ruolo cruciale nel mitigare il conflitto tra chi propone l’eliminazione degli animali selvatici e chi tende a umanizzarli. Esistono infatti soluzioni che permettono una convivenza equilibrata.
Il CPGEV, grazie ai suoi esperti, può agire come mediatore tra il mondo scientifico, gli operatori del settore e la cittadinanza. Attraverso attività di educazione, sensibilizzazione e condivisione di competenze, può promuovere una coesistenza armoniosa tra l’uomo e la fauna selvatica.
Tra le proposte, emerge l’importanza di ripristinare habitat naturali e corridoi ecologici, fondamentali per permettere alla fauna di muoversi liberamente senza entrare in conflitto con le aree urbane.

Conclusione
Il governo ha il dovere di trovare un equilibrio tra la gestione della fauna selvatica e la tutela della biodiversità, nel rispetto dei principi costituzionali. Le soluzioni devono andare oltre la semplice regolamentazione della caccia e puntare a una gestione sostenibile, educazione e prevenzione dei conflitti, incentivando metodi non violenti di convivenza e protezione degli ecosistemi.

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