Testi e immagini di Antonio Iannibelli
C’è un luogo, ai margini di Bologna, dove la città rallenta e la natura riprende voce.
Il Parco del Belpoggio, nel Comune di San Lazzaro di Savena, è una di quelle zone di confine in cui il paesaggio non sceglie da che parte stare: non è più città, ma non è ancora Appennino.
Inserito nell’area contigua del Parco dei Gessi Bolognesi e Calanchi dell’Abbadessa e parte della Rete Natura 2000, il Belpoggio è molto più di un parco urbano. È un corridoio ecologico, un passaggio naturale che permette alla fauna di muoversi tra ambienti diversi, collegando il verde cittadino alle aree collinari e selvagge.
Qui convivono boschi maturi, prati, coltivi, arbusteti, corsi d’acqua stagionali e piccoli ambienti umidi. Una varietà di habitat che rende questo luogo straordinariamente ricco dal punto di vista biologico, soprattutto considerando la sua prossimità alla città.
Il lavoro di osservazione della fauna del Belpoggio, a cura di Antonio Iannibelli, prende avvio nel 2024, come raccontato nell’articolo “Parco del Belpoggio: il ponte tra città e natura selvaggia”, ed è pensato fin dall’inizio come un percorso di lungo periodo.
Non si tratta di collezionare avvistamenti, ma di abitare il tempo del parco. Tornare negli stessi luoghi, osservare le stagioni che scorrono, riconoscere i cambiamenti, cogliere ciò che resta e ciò che arriva. Solo così è possibile comprendere davvero le dinamiche di un ecosistema.
L’aggiornamento 2025 si inserisce in questa continuità: conferma molte delle presenze già osservate e permette di documentare nuovi equilibri, nuove specie, nuove storie.
Camminando tra i boschetti del Belpoggio si ha spesso la sensazione di essere osservati. Le grandi querce, i pioppi maturi e la vegetazione fitta offrono rifugio a una fauna sorprendentemente varia.



Di notte emergono le presenze più elusive: tassi, istrici, faine, martore, puzzole, mentre di giorno si incontrano lepri, fagiani, ricci e una ricca avifauna. I cieli sono attraversati da rapaci diurni e notturni, e tra le fronde si muovono incessantemente piccoli passeriformi.
Tra gli incontri più significativi di questi anni c’è l’osservazione di una famiglia di astore. La presenza di questo rapace è un indicatore chiaro di buona salute ambientale: l’astore ha bisogno di boschi maturi, tranquillità e una disponibilità costante di prede. Vederlo qui significa che il Belpoggio è ancora in grado di sostenere specie al vertice della catena alimentare.
Il monitoraggio condotto nel 2025 ha restituito un quadro ancora più ricco.



Tra le osservazioni più rilevanti spicca la Martora, che si aggiunge a Faina e Puzzola, confermando la presenza di un complesso equilibrio tra piccoli e medi carnivori. L’avifauna si arricchisce con Regolo e Fiorrancino, presenze discrete ma preziose, mentre durante il passo migratorio il parco è stato scelto dai Frosoni come area di sosta.



Particolarmente significativa è la riproduzione del Biacco, favorita dalla presenza di un piccolo stagno artificiale che sostiene una comunità di insetti, anfibi e micro-mammiferi.
Ogni nuova osservazione non è mai un episodio isolato, ma un tassello che si inserisce in una trama più ampia, fatta di relazioni invisibili e tempi naturali.
Predatori, simbiosi e maturità dell’ecosistema



Nel corso del 2025 si conferma la frequentazione dell’area da parte del Lupo, presenza già documentata negli anni precedenti. Il lupo svolge un ruolo fondamentale nel mantenere l’equilibrio tra le specie, controllando le popolazioni di erbivori e contribuendo alla salute della vegetazione.
Affascinante è la simbiosi tra il lupo e i corvidi, in particolare il corvo imperiale. I corvidi seguono i grandi predatori, ne intercettano le attività e partecipano al rapido riciclo delle carcasse. È una collaborazione naturale che accelera il ritorno dei nutrienti al suolo e rafforza l’efficienza dell’ecosistema.
Queste dinamiche raccontano un Belpoggio maturo, capace di autorigenerarsi e di sostenere una biodiversità complessa, ben oltre ciò che ci si aspetterebbe da un parco periurbano.




Le criticità: quando l’uomo pesa troppo
Accanto a questo equilibrio delicato, permangono alcune criticità. La presenza costante di gatti domestici e l’aumento di cani condotti senza guinzaglio o vaganti rappresentano un fattore di disturbo importante, soprattutto nei periodi di riproduzione.
Anche la viabilità perimetrale continua a essere un elemento di rischio. Le strade che circondano il parco costituiscono una barriera per la fauna e un punto critico di mortalità. Piccoli interventi di ingegneria naturalistica – come sottopassi per la piccola fauna o passerelle verdi – potrebbero trasformare questi confini in passaggi sicuri.
Il valore del Belpoggio
Il Belpoggio non è solo un luogo da proteggere per ciò che ospita, ma per ciò che rappresenta. È un polmone verde, un regolatore climatico naturale, un filtro biologico che migliora la qualità dell’aria. È un’aula a cielo aperto, un rifugio di silenzio, un luogo di rigenerazione.




In un’epoca di frammentazione degli habitat e pressione urbana crescente, il Belpoggio dimostra che la convivenza tra uomo e natura è ancora possibile, ma solo se accompagnata da rispetto, conoscenza e cura.
Proteggere questo spazio non significa tracciare confini, ma difendere un equilibrio fragile, fatto di relazioni invisibili, tempi lunghi e presenze silenziose. Un patrimonio che non appartiene solo al presente, ma alle generazioni che verranno.
Testi, immagini e monitoraggio (Antonio Iannibelli)