Oltraggio alla biodiversità

Oltraggio alla biodiversità

Di Antonio Iannibelli

A poco più di un anno dall’inserimento di alcune modifiche che hanno introdotto la tutela della biodiversità tra i principi fondamentali della Carta costituzionale, un emendamento, inserito all’ultimo momento nella Legge di bilancio 2023 lo scorso dicembre, la rimette in discussione.
La modifica alla legge 157/92 (Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio), apportata dal partito di maggioranza della Presidenza del Consiglio, è un grave passo indietro sulla tutela della fauna selvatica e della biodiversità. È un emendamento folle che mette a repentaglio la vita della fauna selvatica e quella degli esseri umani.

Alcuni passaggi della modifica stabiliscono che “le attività di contenimento disposte nell’ambito del Piano non costituiscono esercizio di attività venatoria e sono attuate anche nelle zone vietate alla caccia, comprese le aree protette e le aree urbane, nei giorni di silenzio venatorio e nei periodi di divieto.”

Questa modifica comporta che le “attività di contenimento”, sostanzialmente la caccia, anche se le associazioni venatorie sostengono il contrario, si possano svolgere senza applicare le regole previste all’attività venatoria: anche per questo motivo è stato nominato dalle associazioni ambientaliste “emendamento Far West”, “Caccia Selvaggia”, ecc.
Da GEV (Guardia Ecologica Volontaria) e da cittadino condivido le preoccupazioni di queste associazioni, perché non potremo più contare sulle giornate di silenzio venatorio: la legge 157/92, infatti, impone di non svolgere attività venatorie nei giorni di martedì e venerdì. Non potremo più sentirci sicuri nelle zone vietate alla caccia e nelle aree protette e, ancora, non saremo al sicuro neppure nelle aree urbane dove da sempre la stessa legge ne vieta lo svolgimento.

Ci siamo anche noi, piccoli di cinghiali striati Sus scrofa

I promotori sostengono che “con le modifiche apportate dalla manovra finanziaria all’articolo 19 della Legge 157/1992, il controllo dei selvatici soddisfa nuove esigenze di tutela: biodiversità, pubblica incolumità e sicurezza stradale. La legge dello Stato disciplina i modi e le forme di tutela degli animali.” (vedi sotto il testo integrale).
Non è chiaro come si possano tutelare la biodiversità e la pubblica incolumità se vengono introdotte misure che permettono di poter sparare a forme di vita diverse su tutto il territorio nazionale per 24 ore al giorno e per tutto l’anno. È importante sottolineare che andare in giro con armi da fuoco comporta un rischio alto di pubblica incolumità non solo per chi pratica la caccia ma anche per tutti gli altri cittadini. Infatti, si è chiusa con 14 morti e 48 feriti anche la stagione di caccia 2020-2021, terminata il 30 gennaio scorso, secondo quanto pubblicato dall’Associazione vittime della caccia-Avc sul proprio sito on line (www.vittimedellacaccia.org ). Tra questi morti e feriti ci sono anche persone che non sono cacciatori, a dimostrazione, se ancora ce ne fosse bisogno, che si tratta di un’attività ad alto rischio per tutti noi.

Per quanto riguarda il tema della sicurezza stradale, questo dovrebbe interessare non solo gli automobilisti ma anche tutte le altre forme di vita in egual misura, e per fare questo servono infrastrutture e controlli su tutta la rete stradale nazionale. Per esempio, la costruzione di appositi corridoi ecologici come cavalcavia e sottopassaggi per consentire non solo ai grandi mammiferi ma anche alla fauna minore e a tutti noi di spostarci in sicurezza. Inoltre queste opere, oltre a ripristinare i corridoi ecologici, ridurrebbero l’effetto barriera e quindi la frantumazione degli ecosistemi. Ma, come è noto, l’Italia, in merito alla riduzione delle vittime della strada, è ancora in netto ritardo rispetto agli obiettivi prefissati dalla Comunità Europea e, in particolare, gli incidenti mortali con animali selvatici purtroppo sono sempre molto frequenti.

Cuccioli di lupo Canis lupus italicus, debilitato da zecche e rogna

Dall’8 febbraio 2022 la tutela della biodiversità è prevista dalla Costituzione:
Articolo 9: “La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione. Tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni.

Selvatici nel loro habitat naturale

Con questo emendamento “Far West” svaniscono le aspettative dell’art. 9 della Costituzione e si riducono drasticamente le regole imposte dalla legge sulla caccia.
Può sembrare strano, ma l’aver inserito nella modifica la dicitura “Piani di controllo numerico mediante abbattimento e cattura” consente a queste azioni di non essere considerate attività venatoria. Questo viene appositamente specificato per poter eludere i vincoli imposti dalla legge 157/92. Ma i soggetti principali che si occuperanno degli abbattimenti, oltre alle guardie venatorie, sono proprio i cacciatori perché, come dice lo stesso emendamento, bisogna essere in possesso di licenza di caccia e frequentare un corso di formazione. Quindi, ufficialmente non si tratta di attività venatoria, tuttavia viene svolta dagli stessi soggetti regolamentati dalla legge sulla caccia con l’intento proprio di scavalcare il rispetto delle regole. Ancora non sappiamo chi svolgerà i corsi di formazione e quali saranno i contenuti, ma non c’è molto da stare tranquilli, viste le premesse.

Inoltre, nell’emendamento viene sostituita anche la parte in cui si richiedeva “il parere ISPRA” con la nuova dicitura “sentito ISPRA”; può sembrare un dettaglio, ma evidentemente non è così, perché le parole hanno un peso soprattutto quando si parla di norme: prima la dicitura era “su parere ISPRA”. Questa, apparentemente, piccola modifica può non obbligare al parere dell’ISPRA, ma semplicemente a “sentire” l’ISPRA.
Si capisce subito, così, come l’abbattimento degli animali potrà avvenire senza aver neppure tentato le altre soluzioni possibili; chi ha proposto questo emendamento mira esclusivamente, con ogni evidenza, ad eliminare gli animali selvatici. La proposta iniziale nasceva soprattutto dall’esigenza di controllare i cinghiali che si avvicinano ai centri urbani; questo emendamento invece parla di gestione e contenimento della fauna selvatica. Cosa vuol dire? È facile da intuire. Come sappiamo, ci sono molte specie protette e particolarmente protette come l’orso, il lupo, lo sciacallo dorato ecc. ecc. Eludendo il parere di ISPRA che, per esempio, potrebbe escludere questi animali e limitare le zone di intervento, è chiaro che, oltre a schivare le leggi italiane, queste modifiche entrano in conflitto anche con le leggi europee come la Direttiva Habitat del 1992. Ad esempio questa direttiva prevede che, prima di arrivare agli abbattimenti, devono essere valutate tutte le soluzioni alternative. Siccome in questo caso la prima e unica soluzione è l’uccisione degli animali, l’Italia potrebbe anche essere a rischio sanzioni da parte della Comunità europea. A rischio sanzioni anche nei numerosi siti di Rete Natura 2000 (SIC, ZSC e ZPS), oltre 2600 nel nostro Paese, dove non sarebbe più garantita la possibilità di svolgere attività ricreative. Ciò avrebbe un impatto negativo sugli habitat e metterebbe in pericolo le specie presenti.

Cani randagi alimentati illegalmente nelle saline di Trapani

In definitiva, queste modifiche non prevedono la convivenza con gli animali selvatici, ma il loro abbattimento. Non vengono neppure prese in considerazione le azioni più semplici che porterebbero, per esempio, ad evitare che gli animali selvatici si avvicinino ai centri abitati. Un esempio per tutti: se ci sono i cinghiali a Roma dipende principalmente dall’abbondanza di rifiuti che trovano per strada, dalla frantumazione del loro habitat, dal disturbo che viene loro arrecato dal bracconaggio, dal randagismo canino, dall’attività venatoria ecc. Per gli stessi motivi arrivano in città anche i lupi, i gabbiani, le cornacchie, le volpi e tanti altri animali. Un governo con la volontà di risolvere il problema inizierebbe prima di tutto da qui, anziché strizzare l’occhio alle associazioni venatorie.
Certamente anche i cittadini dovrebbero contribuire cambiando le loro cattive abitudini che, purtroppo, sono diffuse in tutta Italia. Gli abbandoni di rifiuti e gli scarti di macelleria non smaltiti correttamente sono una costante da nord a sud. La distribuzione incontrollata di crocchette e alimenti vari per cani e gatti randagi aumenta il fenomeno, in alcune zone d’Italia dilagante, degli animali domestici fuori controllo e dei selvatici “confidenti”.
Noi GEV, Pubblici Ufficiali, dobbiamo pretendere che le leggi vengano rispettate in particolar modo per quanto riguarda la tutela della biodiversità, oltre al fatto che la protezione dell’ambiente e della fauna selvatica rientra tra i compiti della stessa legge, L.R. 23/89, che ha istituito le GEV dell’Emilia-Romagna.

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