Il branco che correva veloce

Il branco che correva veloce

Decisi di uscire senza la macchina fotografica, avevo voglia di camminare e respirare aria pura, quella del bosco profumata di muschio e di selvaggina. Saltai in macchina e in poco tempo raggiunsi la mia meta preferita.

Salii per i colli e mi affacciai su un calanco che si sporgeva nella lunga valle del Reno, respirai a pieni polmoni e osservai il paesaggio fino agli Appennini che erano ancora ammantati di neve. Il mio sguardo si fermò su alcune radure e all’improvviso notai una sagoma che mi osservava; era un lupo. Cercai istintivamente il binocolo al collo ma non l’avevo, dovetti focalizzare bene per rendermi conto che il carnivoro era in piedi nell’erba e mi guardava, forse da quando ero arrivato.
Pensai alla macchina fotografica ma poichè il lupo si trovava molto lontano non mi dispiacque averla lasciata a casa. Rimasi ancora tranquillo a godere del paesaggio e della presenza del lupo, ma quando apparvero altri quattro lupi che di corsa si dirigevano verso di me il mio cuore inizio a palpitare forte. Subito dopo il lupo che mi aveva visto per primo abbassò lo sguardo e con la coda alzata seguì il branco che intanto era scomparso tra i cespugli di ginepri. Non feci neanche in tempo a riflettere sull’accaduto che già i primi lupi erano apparsi nella radura davanti a me, correvano come forsennati e giocherellavano spensierati. Era un branco numeroso ma non feci in tempo a contarli stavano raggruppati e si muovevano in fretta come se avessero una meta sicura, si avvicinavano sempre più. Pensai di farmi vedere con la speranza che si fermassero e incominciai a rimpiangere di non avere la macchina fotografica. Erano a tiro fotografico ma io ero lì impalato con le mani nelle mani, volevo ululare ma dalla mia gola venne fuori un rumore non bene identificabile che i lupi ignorarono completamente. Imboccarono il tratturo che li portava dritti nella mia posizione, sempre più veloci e più numerosi. Cercai di fermare la loro corsa manifestandomi apertamente sulla loro strada, mi ignorarono e deviarono nel bosco continuando nella loro corsa spensierata. Scomparvero tra il fitto della boscaglia come fantasmi.
Rimasi a lungo immobile ripensando all’incontro che non avevo potuto immortalare e al fatto che non ero riuscito ad attirare l’attenzione del branco. Mi sentivo abbattuto e incapace di trovare una spiegazione, mi mancava il respiro e avevo paura. Poi il canto di un allocco attirò la mia attenzione, aprii gli occhi e vidi l’orologio appeso al muro, erano le otto del mattino e dovevo andare in ufficio.

 

 

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