Di Antonio Iannibelli
Il fenomeno dell’inurbamento delle specie selvatiche è in costante espansione da diversi decenni. Le cause di questo fenomeno sono diverse e complesse, ma possono essere ricondotte principalmente a tre ambiti principali: i cambiamenti climatici, la diffusione delle specie esotiche e il rapido processo di urbanizzazione. In particolare, in Italia, osserviamo un inurbamento di specie animali che fino a pochi anni fa sarebbe stato impensabile in contesti urbani o fortemente antropizzati.
Come relatore alla fiera PestMed, tenutasi a Bologna lo scorso 1° marzo 2024, ho avuto l’opportunità di discutere di tematiche cruciali legate alla protezione della biodiversità e a città sostenibili. Durante la mia presentazione, ho evidenziato l’importanza di affrontare questo fenomeno in modo proattivo, adottando strategie di conservazione degli habitat naturali e promuovendo una coesistenza armoniosa tra le specie selvatiche, le specie domestiche, le specie aliene e le comunità umane, evidenziando le criticità.
Cosa si intende per animali selvatici confidenti, urbani e periurbani?
Si definisce confidente un animale selvatico abituato alla presenza di persone e che ha perso il carattere schivo che normalmente ha in ambiente naturale. In particolare sono animali che vengono a mendicare o a cercare sistematicamente cibo essendo abituati a trovarne in abbondanza. Ci accorgiamo di questi animali soprattutto se sono di grandi dimensioni come i mammiferi, in particolare: cinghiali, volpi, lupi, cervi e orsi che in alcuni casi frequentano i centri abitati. Nel caso del lupo, ad esempio, si stima che quando la distanza tra l’animale e gli esseri umani si riduce a meno di 30 metri, questo indica che il lupo è fortemente abituato alla presenza umana.
Gli animali urbani e periurbani possono includere:
Uccelli – alcuni sono noti da tempo per essersi adattati agli ambienti cittadini come: colombi, gabbiani, merli e corvidi, ma ci sono anche le rondini e i rapaci come il falco pellegrino e le civette;
Mammiferi oltre ai già citati grandi mammiferi ci sono anche scoiattoli, istrici, ricci e alcune specie di pipistrelli che possono utilizzare edifici urbani come rifugi;
Insetti – come le farfalle, api e libellule;
Anfibi e rettili – rane, lucertole e serpenti:
Specie esotiche – nutrie, scoiattoli, pappagalli, tartarughe e gamberi.
Gli animali periurbani sono gli animali che si sono adattati a vivere vicino alle città, troviamo questi animali soprattutto nei parchi cittadini, nelle aree verdi strettamente collegate alle città. La capacità degli animali selvatici di adattarsi all’ambiente periurbano può essere un fenomeno positivo o negativo, a seconda delle circostanze. Da un lato, la presenza di biodiversità può arricchire l’esperienza urbana e contribuire all’equilibrio ecologico. Dall’altro, alcune specie possono diventare problematiche in quanto possono causare danni agli edifici, ai raccolti o alle risorse locali, creando sfide di gestione per le comunità urbane.
In ogni caso sarebbe necessario avere un collegamento con il mondo naturale che potremmo definirla Rete Natura Urbana, pensando alla grande Rete Natura 2000, i parchi urbani con quelli periurbani e quindi con i fiumi e le montagne.
Perché i selvatici si avvicinano alle città?
Cattiva gestione dei rifiuti: pratiche inadeguate o inefficienti nel trattamento, nella raccolta, nello smaltimento e nel riciclaggio dei rifiuti prodotti dalle comunità umane. Quando i rifiuti non vengono gestiti correttamente, possono accumularsi in discariche abusive, essere abbandonati lungo le strade, o finire dispersi nell’ambiente circostante. Questo non solo danneggia l’ecosistema e l’ambiente, ma può anche attirare animali selvatici nelle zone urbane alla ricerca di cibo o rifugi. Gli animali, spesso, trovano nei rifiuti umani una fonte facile di cibo, che li porta a spostarsi sempre più vicino alle città.
Il consumo di suolo: è un fenomeno critico che conduce alla perdita e alla frammentazione degli habitat naturali. Sebbene una parte considerevole di territorio montano sia stata abbandonata, questa tendenza è controbilanciata dall’eccessiva espansione delle infrastrutture urbane, quali strade, centri commerciali e zone industriali. L’aumento demografico nelle aree urbane e lo sviluppo turistico accelerato contribuiscono ulteriormente alla diminuzione drastica delle aree verdi urbane. In aggiunta, la costruzione di strutture alberghiere si estende anche nelle aree naturali, comprese quelle montane e costiere, minacciando ulteriormente gli habitat selvatici.
Disturbo delle attività umane: la caccia, gli allevamenti intensivi, l’agricoltura industriale, il bracconaggio e la diffusione non regolamentata di veleni sono solo alcune delle attività umane che interferiscono con gli habitat naturali. Anche gli eventi come gli sport, le feste con i fuochi d’artificio e i concerti all’aperto contribuiscono a disturbare la fauna selvatica che a volte si rifugia nei parchi urbani o periurbani.
Impatto del cambiamento climatico: le condizioni climatiche estreme associate al cambiamento climatico possono spingere temporaneamente la fauna selvatica verso le aree urbane. Ad esempio, le alluvioni nelle pianure o le intense nevicate e formazioni di ghiaccio in montagna possono causare questo fenomeno.
Agricoltura industriale e perdita di habitat: l’agricoltura su vasta scala, caratterizzata dall’uso intensivo di pesticidi e fertilizzanti, rende sempre più difficile la sopravvivenza degli insetti e, di conseguenza, della fauna selvatica. Di fronte a questa situazione, molti animali si trovano costretti a cercare rifugio e cibo nelle aree urbane e periurbane, dove possono trovare alberi e ambienti non contaminati.
La cattiva gestione delle specie alloctone è un problema crescente nelle nostre città.
Molte specie animali presenti in ambienti urbani non sono autoctone, ma sono state introdotte accidentalmente o deliberatamente dall’uomo. Ad esempio, proprietari di acquari privati possono rilasciare specie di pesci esotici o tartarughe nelle acque locali, mentre piante e animali importati possono portare con sé specie non native. Insetti e piccoli rettili come i gechi possono essere trasportati accidentalmente attraverso il commercio di merci provenienti da altre regioni o paesi. Una volta stabilitesi, queste specie possono adattarsi all’ambiente urbano e proliferare, causando disturbi agli ecosistemi locali e alla biodiversità nativa.
La presenza di animali non autoctoni può avere impatti negativi anche sull’ecosistema urbano, possono entrare in competizione con le specie locali per risorse come cibo e spazio vitale. In altri casi possono ritagliarsi una loro nicchia e nel tempo integrarsi nell’ambiente, come il Parrocchetto dal collare che vive ormai da molti anni nei nostri parchi cittadini. In alcuni casi, possono anche diventare una minaccia per la biodiversità e sulla qualità della vita delle persone. In molti altri casi semplicemente non trovano l’ambiente adatto e scompaiono senza che noi umani ce ne accorgiamo.
A causa delle attività umane e dei cambiamenti climatici sempre più specie si troveranno inevitabilmente a convivere nei nostri centri urbani, questo cambiamento richiede un approccio bilanciato che tenga conto delle esigenze degli animali stessi e della comunità umana. L’eradicazione di questi animali come talvolta viene annunciata non è sempre la soluzione migliore, perché mantenere questa condizione nel lungo termine può essere costoso e soprattutto le specie possono continuare ad essere reintrodotte accidentalmente o diffondersi per altri motivi.
Bisogna definire un piano d’azione per affrontare il problema delle specie alloctone in modo efficace e completo, come ad esempio:
Rafforzare i controlli alle frontiere e regolamentare il commercio di animali e piante: Migliorare i controlli alle frontiere e implementare regolamentazioni più rigorose sul commercio di specie animali e vegetali può ridurre significativamente l’introduzione di nuove specie alloctone.
Collaborare a livello internazionale: È essenziale collaborare con altri paesi per condividere informazioni e coordinare gli sforzi per prevenire la diffusione di specie non native. La cooperazione internazionale può rafforzare le azioni di prevenzione e controllo.
Implementare leggi adeguate e garantire il rispetto delle normative esistenti: Creare e far rispettare leggi specifiche che vietano l’introduzione di nuove specie e puniscono chi abbandona animali può contribuire a limitare la propagazione di specie non native.
Preservare e ripristinare gli habitat naturali: La conservazione e il miglioramento degli habitat naturali sono fondamentali per ridurre le opportunità per le specie non native di stabilirsi. Mantenere gli ecosistemi sani e in equilibrio può limitare l’insediamento di specie invasive.
Educazione e sensibilizzazione: Informare il pubblico sui rischi legati all’abbandono di animali domestici e promuovere comportamenti responsabili possono favorire una convivenza armoniosa tra specie non native e comunità umane. Questo approccio contribuisce anche alla conservazione dell’ambiente e della biodiversità locale.
L’abbandono degli animali domestici rappresenta uno dei comportamenti umani più riprovevoli e dannosi per il benessere degli animali e per l’equilibrio ambientale.
La gestione scorretta degli animali domestici soprattutto cani e gatti comporta un forte richiamo per i selvatici a volte contribuisce anche alla diffusione delle specie aliene. In particolare fornire cibo ai randagi senza controllo richiama i selvatici nei centri abitati, questo modifica il loro naturale comportamento e possono diventare ospiti non graditi soprattutto quando si tratta di grandi mammiferi come gli orsi e i lupi. Inoltre questa cattiva abitudine favorisce involontariamente l’abbandono degli animali domestici e dei selvatici “confidenti”.
Come se non bastasse gli animali domestici, specialmente cani e gatti, sono predatori naturali e possono cacciare uccelli, piccoli mammiferi e altri animali selvatici. Questo può avere un impatto negativo sulle popolazioni locali di fauna selvatica e ridurre la biodiversità, possiamo definirli alieni a tutti gli effetti.
Per mitigare questi impatti, è importante adottare pratiche di gestione responsabile degli animali domestici, compreso il mantenimento in sicurezza, il rispetto delle leggi locali sul controllo degli animali, la sensibilizzazione del pubblico sui problemi associati all’abbandono e alla gestione inappropriata degli animali domestici. È cruciale sensibilizzare la comunità sull’importanza di evitare di alimentare senza criterio gli animali randagi.
La coesistenza col mondo animale: una sfida
La proposta di ridurre la presenza di animali selvatici nelle città attraverso l’apertura della caccia non rappresenta una soluzione efficace, anzi potrebbe generare ulteriori problemi, sia in termini di sicurezza che di efficacia. Infatti, abbattere alcuni animali non risolve il problema dell’espansione delle popolazioni e l’uso delle armi nella caccia comporta rischi significativi per la sicurezza pubblica.
Nonostante l’urbanizzazione rapida e il cambiamento climatico, è possibile convivere con le specie selvatiche e non autoctone. È fondamentale gestire questa convivenza attraverso azioni mirate, come la conservazione degli habitat naturali rimanenti nelle aree urbane, la rinaturalizzazione delle aree antropizzate in disuso, la creazione di corridoi ecologici per agevolare il movimento delle specie, e la gestione sostenibile di tutte le risorse naturali.
Inoltre, sensibilizzare la popolazione sull’importanza della biodiversità e della conservazione degli ecosistemi è essenziale. È necessario adottare politiche di sviluppo urbano che tengano conto delle esigenze delle specie selvatiche e promuovano una coesistenza armoniosa tra l’uomo e la natura.
Serve quindi favorire un legame con il mondo naturale per almeno quattro buoni motivi:
Conservazione della biodiversità: Le città possono offrire habitat importanti per numerose specie animali. La creazione di corridoi ecologici consente agli animali di spostarsi tra questi habitat, aumentando la diversità biologica e contribuendo alla conservazione delle specie, di fauna e flora.
Salute ecologica: La presenza di una fauna selvatica sana e diversificata all’interno delle città contribuisce a migliorare la qualità complessiva anche della nostra vita. Gli animali contribuiscono a far circolare sostanze nutritive nell’ambiente, che possono fertilizzare il terreno e aiutare le piante a crescere. Gli animali svolgono ruoli cruciali nel controllo delle popolazioni di insetti e nella impollinazione delle piante.
Benessere umano: Vivere in prossimità della natura e avere la possibilità di osservare la fauna selvatica può migliorare il benessere emotivo e mentale delle persone, riducendo lo stress e promuovendo il senso di connessione con l’ambiente naturale. Specialmente per i bambini, l’esplorazione e l’interazione con la natura sono cruciali per lo sviluppo cognitivo, emotivo e fisico. La natura offre infinite opportunità di apprendimento, stimolando la curiosità e la creatività. Promuovere una biodiversità sana e integra può aiutare a ridurre l’uso di prodotti chimici nocivi, migliorando così la nostra qualità di vita e preservando l’ambiente per le generazioni future.
Adattamento ai cambiamenti climatici: Le città che integrano spazi verdi e corridoi ecologici sono meglio attrezzate per affrontare gli effetti dei cambiamenti climatici, come le ondate di calore e le inondazioni, poiché questi elementi possono fornire rifugi e oasi di freschezza per la fauna selvatica e contribuire alla mitigazione degli effetti delle temperature elevate.
La costruzione di collegamenti naturali senza barriere all’interno delle città è un’importante strategia per promuovere la sostenibilità del verde urbano, la resilienza ecologica e il benessere sia della fauna selvatica che delle comunità umane.
“Rete Natura Urbana” è un termine che ben riassume l’idea di creare un tessuto interconnesso di habitat naturali all’interno delle aree urbane, che offre opportunità per la vita selvatica e promuove la biodiversità. Si potrebbe prendere ispirazione dal concetto di “Rete Natura 2000”, che si concentra sulla protezione e il collegamento delle aree protette e delle specie in tutta l’Unione Europea, adattandolo al contesto urbano.
Questa rete potrebbe includere parchi urbani, aree verdi, corridoi ecologici lungo fiumi, ferrovie e strade, tetti verdi, giardini pensili e altre strutture che offrono habitat e risorse per le specie selvatiche. Inoltre, potrebbe essere collegata a parchi naturali e riserve più ampie al di fuori delle aree urbane, contribuendo a creare un continuum di habitat che favorisce la dispersione e la migrazione delle specie.
L’implementazione di una Rete Natura Urbana richiederebbe la cooperazione tra enti pubblici, privati e comunità locali, oltre a politiche e regolamenti che favoriscano la conservazione della natura nelle città. Ma sicuramente è un’idea che potrebbe portare a una migliore qualità della vita per gli esseri umani e la fauna urbana, promuovendo una convivenza armoniosa e sostenibile.
In definitiva, la connessione con il mondo naturale è fondamentale per il benessere umano su molteplici livelli: fisico, mentale, emotivo e spirituale.
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