Di Antonio Iannibelli
Nella periferia di Bologna, nei pressi della zona industriale Roveri, si trova un piccolo angolo di natura che rischia di essere trascurato, ma che potrebbe invece rappresentare un’opportunità preziosa per la biodiversità e per il benessere della comunità locale. In questo spazio verde, pur essendo relativamente piccolo, si è sviluppata spontaneamente una ricca vegetazione, comprendente tra l’altro giovani alberi di vari generi e specie – come gelsi bianchi, farnie, olmi siberiani e campestri, bagolari, pioppi bianchi e pioppi neri cipressini, noci comuni, fichi -, una preziosa disponibilità di esemplari arborei che dovrebbe essere tenuta in grande considerazione, in previsione di un rimboschimento dell’area più che mai benvenuto nella lotta contro il riscaldamento globale. Questi alberi non solo contribuirebbero alla bellezza del paesaggio, ma offrirebbero anche rifugio e nutrimento a una moltitudine di specie animali.
L’area ospita inoltre specie floreali rare, alcune delle quali meritano particolare attenzione e protezione, poiché contribuiscono a creare un habitat diversificato e resiliente. Questa varietà di flora e fauna fa di questo luogo un rifugio ideale per molte specie animali, tipiche dei parchi urbani e periurbani, tra cui uccelli, mammiferi e insetti. La presenza di tali specie rappresenta un indicatore della salute ecologica dell’area.
Inoltre, questo piccolo angolo di natura funge da collegamento importante alla Rete Natura Urbana, un sistema di spazi verdi che mira a preservare e promuovere la biodiversità in ambito urbano. Mantenere e valorizzare quest’area non solo favorirebbe la conservazione degli habitat naturali, ma offrirebbe anche alla comunità locale l’opportunità di interagire con la natura, promuovendo il benessere fisico e psicologico dei residenti. Spazi verdi come questo sono essenziali per migliorare la qualità della vita, offrendo luoghi di svago e relax, e per educare la popolazione sull’importanza della conservazione della biodiversità. In un mondo sempre più urbanizzato, è fondamentale non perdere di vista questi piccoli tesori naturali e impegnarsi per la loro protezione e valorizzazione.
In quest’area si possono incontrare una varietà di uccelli che sfruttano i cespugli, gli alberi e il suolo per cercare cibo e riparo. Questi habitat ricchi di vegetazione offrono opportunità ideali per diverse specie aviarie, creando un ambiente dinamico e vitale. Tra le specie osservate figurano merli e capinere, note per il loro canto melodioso e per il comportamento vivace, i pettirossi, che si muovono con grazia tra i rami in cerca di insetti e frutti, passeri e fringuelli, che si nutrono di semi e bacche.
Ma non si tratta solo di uccelli comuni: anche specie particolarmente protette come i picchi e i rapaci notturni trovano rifugio in questa area, dove i picchi scavano per cercare larve e insetti nei tronchi e nel suolo, mentre i rapaci notturni, come la civetta, si appostano silenziosi in attesa delle loro prede. Inoltre, ho avuto la fortuna di osservare anche alcuni pipistrelli che volano al crepuscolo, contribuendo all’equilibrio ecologico di questo ambiente.
Durante alcuni sopralluoghi che ho effettuato, ho avuto l’opportunità di osservare uccelli migratori come l’upupa, famosa per il suo piumaggio distintivo, gli storni, che si raggruppano in grandi stormi, i tordi e i colombacci, che utilizzano questa zona come tappa durante le loro migrazioni stagionali. Queste specie sono fondamentali per la biodiversità dell’area, poiché contribuiscono alla dispersione dei semi e all’impollinazione.
Non mancano neanche specie stanziali, come fagiani, lepri e corvidi, che trovano rifugio in questa piccola oasi verde, specialmente quando la pressione venatoria si fa più intensa nelle aree circostanti di pianura. Questi animali approfittano della vegetazione adatta per proteggersi dai predatori e dalle attività umane, creando così un habitat sicuro in cui possono prosperare. Questa interazione tra le diverse specie aviarie e terrestri contribuisce a mantenere un ecosistema sano, essenziale per la conservazione della biodiversità locale.
Tra la flora spontanea presente in questa preziosa area verde, spiccano diversi cespugli che rivestono un ruolo fondamentale per la fauna selvatica, offrendo rifugio e risorse alimentari durante l’anno. In particolare, la Phytolacca americana (specie alloctona ma ormai integrata nell’ambiente naturale da diverse centinaia di anni), il biancospino, il nocciolo e i rovi formano fitte barriere vegetative, ideali per la protezione di piccoli mammiferi e uccelli, oltre a fornire frutti che diventano preziose fonti di cibo, specialmente nei mesi autunnali e invernali. Le piante di fico, presenti in diverse zone, arricchiscono ulteriormente l’ambiente con i loro frutti, essenziali per molte specie animali, contribuendo a mantenere l’equilibrio ecologico.
Tuttavia, ciò che ha colpito la mia attenzione in modo particolare alla fine di questa ultima estate è stata l’intensa e spettacolare fioritura dello zafferanastro giallo (Sternbergia lutea), una rara bulbosa autunnale poco comune nella nostra regione. Questo fiore, con il suo delicato profumo e i suoi vibranti petali dorati che illuminano il paesaggio nelle stagioni più fredde, rappresenta un vero gioiello botanico. La Sternbergia lutea ha una sorprendente capacità di adattarsi anche nei contesti urbani, riuscendo a prosperare in condizioni difficili. Questa resistenza, unita alla sua bellezza, la rende una specie di particolare valore ecologico.
La Sternbergia lutea, con il suo ciclo di fioritura tardiva, gioca un ruolo importante anche nel sostenere gli ultimi insetti impollinatori dell’anno, fornendo loro una preziosa fonte di nettare. Proprio per questa sua capacità di adattarsi a contesti diversi e per la sua rara presenza nella regione, la Sternbergia lutea meriterebbe una tutela speciale, al fine di preservarne la bellezza e garantirne la sopravvivenza. La sua protezione potrebbe rappresentare un esempio concreto di come l’attenzione verso le specie vegetali meno comuni possa contribuire alla conservazione della biodiversità urbana.
Una forma di protezione della Sternbergia lutea è attualmente garantita dalla CITES (Appendice II) e dalla Legge Regionale 24 gennaio 1977, n. 2 (Titolo II, Protezione della flora spontanea rara).
Oltre alla flora arborea e agli arbusti presenti, quest’area ospita anche una varietà di piante officinali che giocano un ruolo cruciale nell’ecosistema locale, favorendo la presenza di farfalle e di molti altri insetti. Tra queste piante erbacee spiccano la menta selvatica, l’ortica, la cicoria e il tarassaco. Queste specie non solo arricchiscono l’area con un’esplosione di colori durante le diverse stagioni, ma offrono anche un habitat ideale per gli insetti impollinatori, essenziali per l’equilibrio ecologico.
In particolare, l’ortica fornisce un ambiente perfetto per lo sfarfallamento di alcune specie di farfalle, come la Vanessa io, che depone le uova su queste piante. Questo ciclo vitale è di fondamentale importanza per mantenere la biodiversità locale, poiché gli insetti, come le farfalle, contribuiscono alla catena alimentare e all’impollinazione delle piante stesse. Il tarassaco e la cicoria, con le loro fioriture brillanti, attraggono api e altri insetti impollinatori, creando una rete ecologica dinamica che supporta la vita in tutte le sue forme.
Questa ricca varietà di piante e insetti rende l’area non solo un rifugio per la fauna, ma anche un vero e proprio scrigno di biodiversità vegetale, fondamentale per la salute degli ecosistemi urbani e periurbani.
Problemi di gestione e proposte di conservazione
Tuttavia, la gestione del verde pubblico, con sfalci regolari, impedisce la rigenerazione naturale di quest’area, impedendo la crescita dei giovani alberi e compromettendo la biodiversità. È urgente ripensare questa gestione e consentire alla natura di seguire il suo corso, riducendo gli sfalci e valorizzando le specie vegetali autoctone.
Sarebbe auspicabile un piano di tutela e ripristino per favorire la crescita spontanea della vegetazione e proteggere la fauna locale. Questa area ha il potenziale per diventare un prezioso polmone verde per la città, offrendo rifugio alla fauna e un’area di interesse naturalistico per i cittadini. Coinvolgere la comunità e le istituzioni in un progetto di conservazione è fondamentale per garantire che questa risorsa naturale venga preservata per le generazioni future.
La biodiversità, in particolare quella della fauna minore in quest’area verde, pur ricca e diversificata, è limitata da una serie di ostacoli ambientali che ne riducono l’accesso e la possibilità di connessione con altri habitat. L’ecosistema presente è frammentato da numerose strade asfaltate, spesso trafficate, e da aree in disuso che meriterebbero di essere ripristinate. Queste barriere interrompono il corridoio ecologico tra l’area periurbana e le vicine zone naturali della pianura e dei colli bolognesi, creando un isolamento ecologico che limita gli spostamenti di specie come anfibi, piccoli mammiferi e rettili, riducendo la capacità dell’ecosistema di sostenere una biodiversità più ampia.
Al confine nord di quest’area, in via del Carrozzaio e tra via del Decoratore e via del Fonditore, si trova una grande costruzione abbandonata da tempo, circondata da centinaia di metri di suolo asfaltato o cementato, che potrebbe essere ripristinata per creare un ambiente più ospitale anche per la fauna locale. Questo tipo di intervento sarebbe in linea con il Regolamento dell’UE per il Ripristino della Natura (EU Nature Restoration Law), che prevede il recupero di almeno il 30% delle zone terrestri e marine dell’UE entro il 2030, promuovendo una migliore integrazione degli spazi naturali con le aree urbane.
Interventi mirati e a basso impatto, come la creazione di piccoli tunnel sotterranei in punti strategici, potrebbero contribuire a risolvere questa frammentazione e arricchire la biodiversità urbana. Questi passaggi faciliterebbero il transito sicuro di animali come rospi, serpenti e piccoli mammiferi, riducendo significativamente il rischio di investimento e incrementando anche la sicurezza stradale. Ad esempio, la ex ferrovia potrebbe essere facilmente adattata a un corridoio ecologico, avendo già una via aperta tra le costruzioni. Specie come il biacco (Hierophis viridiflavus), un serpente innocuo e spesso presente nelle aree periurbane, potrebbe trarre beneficio da questi interventi trovando riparo e cibo come insetti, piccoli roditori e altri vertebrati. Tuttavia, l’isolamento ecologico e la presenza di strade trafficate rappresentano un rischio per la sopravvivenza di molte specie, inclusi i biacchi, vulnerabili agli investimenti stradali.
Conclusioni e visione Futura
Queste misure permetterebbero agli habitat frammentati di essere nuovamente collegati, favorendo un flusso ecologico più naturale, continuo e sostenibile. Anche se contenuti, questi interventi porterebbero enormi benefici alla Rete Natura Urbana e migliorerebbero la qualità della vita dei cittadini, arricchendo l’ecosistema cittadino e offrendo nuove opportunità di osservazione della fauna locale. Un progetto simile rappresenterebbe un passo avanti nella conservazione della biodiversità urbana e un importante contributo alla sostenibilità ambientale della città di Bologna.
(Elenco delle specie osservate nell’area verde Roveri: assiolo, ballerina bianca, capinera, cardellino, civetta, cinciarella, cincia mora, cinciallegra, codibugnolo, codirosso, colombaccio, cornacchia grigia, cuculo, faina, falco pellegrino, fringuello, gabbiano comune, gazza, gheppio, ghiandaia, gruccione, gufo comune, lucertola, lepre, orbettino, ramarro, rospo comune, luì piccolo, merlo, parrocchetto dal collare, passero, pettirosso, picchio muratore, picchio rosso maggiore, picchio verde, piccione domestico, pigliamosche, pipistrello comune o nano, poiana, riccio, rigogolo, rondine, rondone, scoiattolo, scricciolo, storno, tordo bottaccio, tortora dal collare, upupa, usignolo. Osservati anche molti insetti: soprattutto cavallette, coccinelle, farfalle e libellule).
Ho avuto la fortuna di visitare questo luogo cp amici appassionati di natura e anche dei vantaggi sulla salute che questi luoghi contribuiscono a migliorare. Grazie per la completa descrizione/riflessione su questa area