Di Antonio Iannibelli
Il taglio di alberi di una vasta area ha destato preoccupazione per le sue possibili ripercussioni sull’ecosistema locale.
Lo scorso 8 maggio 2025 le Guardie Ecologiche Volontarie (GEV) di Bologna, coordinati dalla Polizia Locale della Città Metropolitana, si sono recati nel luogo del taglio del Comune di Malalbergo con l’obiettivo di censire gli alberi abbattuti e verificare eventuali danni alla fauna selvatica.
L’operazione si è resa necessaria a seguito della segnalazione del taglio di centinaia di alberi, di età stimata attorno ai trent’anni. Sebbene il taglio fosse previsto sin dal momento della piantumazione, la sua esecuzione è avvenuta in un periodo cruciale per la fauna selvatica: la piena stagione della nidificazione degli uccelli e della riproduzione di numerose altre specie animali. Questo tempismo ha sollevato interrogativi sulla compatibilità dell’intervento con le normative vigenti a tutela della fauna e degli habitat naturali, spingendo le GEV e la Polizia Locale a intervenire per accertare la situazione e valutare l’impatto sull’ambiente. L’area interessata, di notevole estensione, ha richiesto un meticoloso lavoro di perlustrazione e documentazione da parte dei 25 operatori intervenuti.
La cronaca della giornata
Il ritrovo per le Guardie Ecologiche Volontarie (GEV) e la Polizia Locale è fissato per le nove del mattino in via Montefiorino, un’area di aperta campagna nel territorio di Malalbergo.
Divisi in piccoli gruppi da due o tre persone, i volontari si addentrano nell’area interessata dal taglio. Appare subito chiaro che l’abbattimento non è recentissimo: i tronchi giacciono al suolo da almeno una settimana, accatastati ancora interi dalle ruspe, i rami carichi di foglie ormai appassite. Questa condizione rende estremamente arduo, se non impossibile, il compito di rintracciare eventuali nidi, nidiacei o individuare cavità utili alla fauna selvatica all’interno dei tronchi.
A breve distanza dal boschetto si trova un “macero”, un laghetto, caratterizzato da una vegetazione ripariale ancora abbastanza integra. Proprio in prossimità di questo specchio d’acqua, si osservano una poiana, una famiglia di gallinelle d’acqua (Gallinula chloropus) con i piccoli pulli al seguito che cercano rifugio tra la fitta vegetazione palustre.
Numerose tartarughe presenti, tra cui un esemplare di testuggine palustre europea (Emys orbicularis), specie autoctona e protetta. Purtroppo, erano presenti molte altre tartarughe appartenenti alla specie alloctona Trachemys scripta (tartaruga dalle orecchie rosse o gialle), nota per la sua invasività e per la competizione che esercita nei confronti della nostrana Emys orbicularis. Ogni avvistamento viene meticolosamente documentato fotograficamente.
Entrando nella porzione di bosco ancora integra, la prima impressione è chiara: ci si trova in un ambiente di grande interesse naturalistico. Dopo trent’anni di crescita indisturbata, questi alberi hanno dato vita a un habitat capace di ospitare numerose specie di avifauna e piccoli mammiferi. Non è da escludere la presenza di predatori come volpe, sciacallo dorato e persino lupo, considerata la vicinanza con aree agricole aperte e la presenza di corridoi ecologici vicini.
Alcuni alberi morti, lasciati in piedi, raccontano un’altra storia: quella della vita che si rigenera attraverso il legno in decomposizione. I picchi li hanno forati in cerca di insetti, offrendo poi rifugio e possibilità di nidificazione ad altri uccelli, come gli storni (Sturnus vulgaris). Proprio da una di queste cavità è stato osservato un adulto uscire di volo, seguito subito dopo dal sottile richiamo dei pulli affamati. Altri fori nei tronchi mostrano la presenza del Picchio rosso maggiore (Dendrocopos major) e del Picchio verde (Picus viridis), la cui presenza è stata confermata anche dai caratteristici richiami d’allarme.
Altri alberi sono avvolti da edere e circondati da cespugli di sambuco, contribuendo a creare un habitat ideale per numerose specie, come il merlo (Turdus merula) e il fringuello (Fringilla coelebs), oltre a offrire rifugio e potenziali siti di nidificazione anche per rapaci notturni come la civetta (Athene noctua) e il gufo comune (Asio otus).
A terra, tra l’erba umida, si sono involate alcune femmine di fagiano (Phasianus colchicus), un comportamento che spesso segnala la vicinanza di nidi.
Ma l’immagine più potente della giornata è emersa quasi per caso: mentre si fotografavano i rami per individuare nidi, un piccolo dettaglio di colore rosso ha attirato l’attenzione. Si trattava delle bocche spalancate di pulli di gazza (Pica pica), nascosti tra le foglie, intenti a reclamare cibo.
Altri nidi, costruiti con foglie ammucchiate tra i rami, fanno supporre la presenza di scoiattoli. Tutto questo è stato documentato fotograficamente, cercando di raccontare visivamente la ricchezza di forme di vita che popolavano (e in parte ancora popolano) i 16 ettari di bosco oggetto del taglio.
Un rapido sguardo dall’alto mostra la vicinanza di questa piantagione al fiume Reno e a un canale con vegetazione ripariale: corridoi ecologici fondamentali che favoriscono lo spostamento della fauna. In un contesto agricolo intensivo come quello della bassa bolognese, quel bosco rappresentava un rifugio indispensabile.
L’intervento di Malalbergo ha mostrato con chiarezza quanto sia fragile l’equilibrio tra attività umane e tutela della biodiversità. In un contesto rurale come quello della Pianura Padana, dove gli ambienti naturali superstiti sono rari e frammentati, ogni area verde assume un valore cruciale.
Il taglio del bosco di noci, eseguito in piena stagione riproduttiva, ha coinvolto un ecosistema vitale. La presenza accertata di nidi attivi, di pulli, di fauna protetta come la testuggine Emys orbicularis, solleva interrogativi importanti sulla gestione degli interventi forestali. Se le valutazioni ambientali vengono omesse o sottovalutate, si rischia di compromettere irreversibilmente habitat fondamentali.
Il lavoro delle GEV e della Polizia Locale ha permesso di documentare questa situazione con serietà e rigore, contribuendo almeno a sospendere il taglio dell’area restante. Quanto accaduto deve servire da monito: è necessaria maggiore consapevolezza, pianificazione e rispetto della legge per tutelare il nostro patrimonio naturale.
Scrivere questo resoconto è stato, per me, un atto di responsabilità e di amore verso la natura. Camminare tra gli alberi abbattuti, osservare gli animali nel loro ambiente, ascoltare i richiami d’allarme e i silenzi improvvisi, ha rafforzato in me la convinzione che non possiamo più permetterci di ignorare la voce del territorio. Ogni gesto umano lascia un’impronta: sta a noi decidere se sarà di cura o di distruzione.
Specie osservate (con nome scientifico):