Pennabilli, dal centro storico alle alture del Parco naturale Sasso Simone e Simoncello

Pennabilli, dal centro storico alle alture del Parco naturale Sasso Simone e Simoncello

Dopo la stimolante conferenza sul Ruolo naturale del lupo, che si è tenuta al Museo naturalistico di Pennabilli (RN), i colleghi GEV ci hanno gentilmente accompagnati per una visita del pittoresco centro storico di Pennabilli. La mite brezza primaverile e il melodioso canto degli uccelli hanno reso la passeggiata particolarmente piacevole, permettendoci di immergerci appieno nella bellezza del paesaggio che si trova interamente nel Parco Naturale Sasso Simone e Simoncello.

Un momento culminante è stata l’osservazione dal punto panoramico che offre una vista straordinaria. Da questa posizione privilegiata, lo sguardo spazia sull’evocativo sfondo che Leonardo da Vinci immortalò nella sua celebre Gioconda. Si poteva ammirare in lontananza il corso del fiume Marecchia, incorniciato dall’incontro di tre regioni: l’Emilia-Romagna, le Marche e la Toscana, creando un mosaico di paesaggi unici e suggestivi. Inoltre, abbiamo avuto l’opportunità di visitare le Campane Tibetane di Lasha. Questo luogo incantevole ospita una collezione di campane tibetane, ognuna con una sua particolare vibrazione e suono armonico, creando un’atmosfera di pace e spiritualità. È stato un momento di profonda immersione sensoriale e culturale.

Poi il caso ha voluto che qualcuno, vedendo tante GEV in paese, si sia preoccupato di chiedere cosa fosse successo e abbiamo così scoperto che Tommaso, abitante di Pennabilli, scrittore e studioso di lupi, non era a conoscenza della nostra conferenza ed era molto dispiaciuto. Con Tommaso ci conoscevamo solo virtualmente e questo incontro fortuito è stata una piacevole sorpresa. Forse il potere del lupo ha favorito questo incontro. Abbiamo poi pranzato in un circolo ACLI molto accogliente dove ci sono stati serviti piatti anche vegani a base di verdure dell’orto ed erbette selvatiche.

Dopo pranzo abbiamo continuato l’esplorazione di Pennabilli e, su proposta di Tommaso, ci siamo recati all’antico monastero di Sant’Antonio da Padova delle Agostiniane, fondato nel 1517 sulle rupi più alte del paese, dove risiedono le monache agostiniane, per una piacevole chiacchierata sulla nomina di Papa Leone XIV, anch’egli agostiniano.

Ci siamo salutati con Tommaso ormai a buio, non prima di aver ricevuto le informazioni per visitare il Parco Sasso Simone e Simoncello e, in particolare, il Sasso Simone. Il giorno dopo, di buon’ora, siamo partiti in direzione di Case Barboni.

Arrivati a Case Barboni abbiamo proseguito a piedi lungo il sentiero che, attraverso alcune radure in salita, ci ha condotto in breve tempo nei caratteristici calanchi. Varcato un cancello, attraverso la cerreta più grande d’Europa ci siamo addentrati nel cuore del parco. Il terreno ancora umido rendeva la salita più impegnativa, ma l’aria fresca e purificata dalla pioggia rendeva la nostra camminata estremamente piacevole. Seguendo il sentiero CAI 17, ben segnalato, abbiamo attraversato il paesaggio lunare dei calanchi, ammirando una miriade di orchidee e fiori primaverili che impreziosivano il nostro cammino.

Proprio sul crinale di un calanco abbiamo incrociato una coppia di trekker ai quali, essendo la nostra prima volta verso il Sasso Simone, abbiamo chiesto informazioni. Maria ha salutato i giovani camminatori con un cordiale “bravi voi che siete già sulla via del ritorno!”. La ragazza ha risposto con un sorriso: “Certo, ma noi stiamo andando a Roma e siamo partiti da San Marino”. Abbiamo riflettuto e sorriso su quanto il cammino diventi significativo per alcune persone.

Il contatto prolungato con la natura può rappresentare una ricerca interiore, un modo per staccarsi dalla frenesia quotidiana e ritrovare un ritmo più autentico. Camminare nella natura può favorire la riflessione, la meditazione e un più profondo ascolto di sé stessi, diventando un vero e proprio pellegrinaggio, sia fisico che spirituale.

Abbiamo proseguito lentamente, immortalando con le nostre macchine fotografiche le splendide fioriture primaverili e godendo delle straordinarie bellezze paesaggistiche e naturalistiche. Sul sentiero un po’ scivoloso abbiamo continuato fino a incrociare il sentiero principale nei pressi di un grande faggio. Da qui, il sentiero si è fatto più ripido, ma comunque comodo grazie a una massicciata in pietra di antica data. Attraverso un altro cancello siamo entrati nel bosco di grandi alberi, che rendevano ancora più magico il cammino verso la cima.

Quasi in vetta, abbiamo trovato una grande lapide che narra la storia dell’antica abbazia benedettina e del visionario progetto della “Città del Sole”. La lapide ricorda come, intorno all’anno Mille, sorse qui un importante monastero benedettino, testimone di fede e centro di potere. Successivamente, nel XVI secolo, il filosofo Tommaso Campanella, durante la sua prigionia, immaginò proprio su queste alture la sua utopica “Città del Sole”, una società ideale basata sulla conoscenza e sulla comunità.

Raggiunta la cima, un altopiano verdeggiante e panoramico, siamo rimasti incantati dalla vasta fioritura gialla che ricopriva i prati, dai maestosi fusti dei grandi alberi e dall’imponente croce in ferro, simbolo di una sacralità storica. Ma il nostro desiderio di raggiungere il punto panoramico e ammirare lo spettacolo mozzafiato ci ha spinto a proseguire fino al limite del grande sasso. Da lì abbiamo goduto a lungo della vista privilegiata e dei raggi del sole che timidamente faceva capolino tra le nuvole.

Soddisfatti e appagati, con i nostri scatti fotografici ben custoditi nelle schede di memoria, ci siamo rimessi sulla via del ritorno, questa volta con un passo più lento, apprezzando le caratteristiche dei grandi alberi: frassini, aceri, olmi e querce. La discesa silenziosa di noi quattro evidenziava la stanchezza fisica, ma anche una profonda sensazione di immersione in una natura integra e quasi magica. Forse i terpeni che abbiamo respirato ci avevano donato un benessere tale da farci sentire parte di quel selvaggio mondo incantato.

All’incrocio con il grande faggio, qualche goccia di pioggia ci ha riportato alla realtà, risvegliandoci dalla nostra “meditazione in cammino”. Senza troppa preoccupazione, abbiamo ripreso il sentiero tra il terreno argilloso dei calanchi e, in silenzio, abbiamo proseguito fino al crocevia con il sentiero che conduce verso gli Appennini. Lì ci siamo riuniti e abbiamo dovuto indossare le nostre giacche a vento perché nel frattempo la pioggia si era intensificata e le nuvole avevano completamente coperto il cielo. Ci siamo rifocillati velocemente e, scendendo lungo le radure erbose, in venti minuti siamo arrivati alla nostra auto, bagnati ma felici e desiderosi di raccontarci le meravigliose esperienze vissute in questo parco.

Una volta in albergo, ci siamo ristorati e siamo ripartiti per il viaggio di ritorno verso Bologna, con la viva speranza di tornare presto a Pennabilli per incontrare le GEV, i nostri nuovi amici, Tommaso, le suore agostiniane e per esplorare le restanti bellezze naturali del Parco Sasso Simone e Simoncello ancora da scoprire.

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