Il Parco della Chiusa e i suoi abitanti alati: due incontri per conoscerli meglio

Il Parco della Chiusa e i suoi abitanti alati: due incontri per conoscerli meglio

Il Parco della Chiusa, conosciuto anche come Parco Talon, è un vero gioiello verde alle porte di Bologna. Deve il suo nome alla storica “chiusa” sul fiume Reno, un’antica opera idraulica che ne ha plasmato il paesaggio e la storia. Quest’area rientra nel SIC-ZPS “Boschi di San Luca e destra Reno” (codice IT4050029), a testimonianza del suo elevato valore naturalistico e della sua ricca biodiversità.

Il parco offre una varietà di habitat ideali per numerose specie di uccelli: boschi, prati e aree umide lungo il fiume Reno creano un ambiente perfetto per la nidificazione, l’alimentazione e lo svernamento. La sua posizione strategica lungo il Reno lo rende un importante corridoio ecologico, fungendo da collegamento tra l’Appennino e la rete dei parchi urbani di Bologna. Questo connettore vitale facilita il movimento della fauna, inclusi gli uccelli, tra ambienti diversi, contribuendo alla ricchezza e alla resilienza degli ecosistemi locali.
Oltre al suo ruolo ecologico, il Parco della Chiusa è un prezioso polmone verde per i cittadini. Offre spazi per la ricreazione, lo sport e il contatto con la natura, rappresentando un luogo ideale per l’educazione ambientale e il benessere fisico e mentale.

Gli uccelli: sentinelle e ingegneri del nostro ecosistema
La presenza degli uccelli è un indicatore fondamentale della salute di un ecosistema. Essi svolgono ruoli ecologici insostituibili:
• Controllo degli insetti: molte specie, come alcune cince, mantengono sotto controllo le popolazioni di insetti, proteggendo gli alberi.
• Impollinazione e dispersione dei semi: contribuiscono all’impollinazione di fiori e alla diffusione dei semi, mantenendo la biodiversità vegetale.
• Indicatori ambientali: la loro presenza e salute riflettono direttamente la qualità dell’ambiente.
I picchi, per esempio, come il picchio verde o il picchio rosso maggiore, sono veri “ingegneri” del bosco. Scavano cavità negli alberi (anche secchi) per nidificare e cercare insetti, e queste cavità diventano poi rifugi per numerosi altri animali. Nutrendosi di larve e insetti che danneggiano gli alberi, contribuiscono attivamente alla salute della foresta.
Un parco vivo è un parco con tanti uccelli!
Il Parco della Chiusa, pur non essendo un’area protetta ai massimi livelli come un Parco Nazionale, è riconosciuto per la sua importanza naturalistica. Rientra in tutele ambientali specifiche come Sito di Importanza Comunitaria (SIC) e Zona di Protezione Speciale (ZPS), proprio per il suo valore ecologico. Un’area protetta naturale è un territorio specificamente designato e gestito per la conservazione della sua biodiversità, dei suoi paesaggi e delle sue risorse naturali e culturali, garantendo la protezione degli ecosistemi e delle specie per le generazioni future.

Resoconto delle due giornate: immersione sonora e visiva nel mondo degli uccelli del Parco della Chiusa

Gli incontri sono stati voluti e organizzati dalla cooperativa COpAPS, che gestisce l’Agriturismo Parco della Chiusa. È stato proprio nella accogliente sala conferenze dell’agriturismo che si è svolto il primo dei due appuntamenti, offrendo un ambiente ideale per la condivisione e l’apprendimento.
15 maggio 2025: un viaggio affascinante
La serata del 15 maggio 2025 ha segnato un affascinante viaggio alla scoperta dell’avifauna che popola il Parco della Chiusa. L’incontro, ospitato nella calda atmosfera di un agriturismo immerso nel cuore verde, è stato introdotto dagli esperti Antonio Iannibelli e Paolo Taranto, che hanno saputo catturare l’attenzione di un pubblico curioso di conoscere più da vicino gli abitanti alati del parco nel periodo primaverile.
L’approccio di Antonio Iannibelli ha sorpreso fin da subito. Invece della tradizionale lezione frontale, ha invitato i presenti a un momento di profonda connessione con l’ambiente circostante. Nella quiete della corte dell’agriturismo, avvolti dalla magica luce del tramonto, dieci minuti di silenziosa e attenta contemplazione sonora hanno permesso di immergersi nel coro naturale del parco. Ad occhi chiusi, l’udito si è affinato, distinguendo le melodie del merlo, il canto melodioso dell’usignolo, le strofe discrete della capinera, il familiare trillo del pettirosso, i richiami più sociali degli storni e dei fringuelli, il caratteristico verso del fagiano, il chiacchiericcio della sterpazzola e le vocalizzazioni dei corvidi, oltre a suoni rimasti avvolti nel mistero. Un’esperienza sensoriale molto apprezzata, che ha subito calato i partecipanti nella realtà viva del parco.

La serata è poi proseguita nell’aula dell’agriturismo, dove le parole si sono accompagnate a immagini evocative. Particolarmente apprezzati sono stati i video, come quello inedito del Falco pecchiaiolo realizzato appena il giorno precedente, e le suggestive foto e riprese dei picchi, che hanno svelato comportamenti e dettagli affascinanti di queste specie. Antonio Iannibelli ha poi incuriosito il pubblico con scatti di elusivi uccelli notturni, mostrando l’intimità di un accoppiamento di civette e la mimetica perfezione di un succiacapre, una specie tanto affascinante quanto difficile da osservare di giorno per la sua immobilità e il suo incredibile camuffamento.
Il testimone è poi passato a Paolo Taranto, che ha focalizzato la sua presentazione sui rapaci, sottolineando l’importanza degli habitat naturali del Parco della Chiusa nel favorire la presenza di queste specie al vertice della catena alimentare. Con schede esplicative dettagliate, ha illustrato le caratteristiche distintive dell’agile Astore, del più piccolo e scattante Sparviere, del maestoso Falco pellegrino e del più comune Gheppio. La sua disamina si è poi spostata sui misteriosi rapaci notturni: il canto inconfondibile dell’Allocco, il volto enigmatico del Gufo comune, il delicato richiamo dell’Assiolo e lo sguardo penetrante della Civetta, arricchendo il quadro della fauna del parco.
L’incontro si è concluso con un vivace scambio di domande, segno del grande interesse suscitato, e con l’attesa dell’escursione sul campo del 18 maggio, il cui obiettivo era mettere in pratica le conoscenze acquisite, stilare un elenco delle specie identificate e, con un pizzico di fortuna, immortalarne i protagonisti alati.

18 maggio 2025: un mattino di canti e scoperte
L’alba del 18 maggio 2025 ha accolto gli appassionati birdwatchers all’ingresso del Parco della Chiusa, nei pressi della chiesa di San Martino. Fin dalle prime luci, il sole dorava le cime degli alberi, mentre un’orchestra di suoni naturali annunciava l’intensa attività del periodo riproduttivo: i maschi alati, sentinelle del proprio territorio, si facevano sentire con i loro canti melodiosi, comunicando con le compagne e sorvegliando i nidi.

Antonio Iannibelli, con la sua consueta passione, ha guidato il gruppo lungo il sentiero dei Bregoli, una vera immersione nel cuore del bosco che serpeggia all’interno della Zona di Protezione Speciale (ZPS) “Paesaggio di San Luca – Destra Reno”. Questo sentiero si snoda in un’area di elevato valore naturalistico, permettendo di apprezzare la diversità degli habitat e, di conseguenza, dell’avifauna. La ricchezza di alberi maturi, con le loro preziose cavità, e l’importanza degli alberi secchi come rifugio e sito di nidificazione sono stati temi centrali dell’osservazione.
La mattinata ha riservato anche sorprese inaspettate. Un ghiro, con la sua agilità curiosa, ha catturato l’attenzione muovendosi rapidamente su un acero, a qualche metro da terra – un avvistamento insolito in pieno giorno per questo animale dalle abitudini prettamente notturne.
Proseguendo lungo il sentiero, le orecchie attente hanno registrato i canti di numerose altre specie: lo squillante zigolo nero, la discreta sterpazzolina, il minuscolo ma sonoro scricciolo, il chioccio del picchio verde e l’inconfondibile tambureggiare ritmico del picchio rosso.
Il cammino verso la Montagnola di Sopra ha condotto il gruppo fino al margine del parco, dove le melodie si sono arricchite con il caratteristico “cucù” del cuculo, il flauto esotico dell’upupa, il canto cristallino del rigogolo e il più sommesso tubare dei colombacci. I racconti e gli aneddoti di Iannibelli hanno reso ancora più viva l’osservazione.

Il sentiero del ritorno, che costeggia la strada principale a poca distanza dal fiume Reno, ha svelato le “residenze” di usignoli, capinere e sterpazzole, indaffarati nella difesa dei propri nidi. Alzando lo sguardo, si è potuto ammirare l’elegante volo del falco pecchiaiolo e della poiana, le rapide picchiate del gheppio e l’evoluzione aerea di diverse specie di rondini: la rondine comune, il balestruccio e il veloce rondone.
Il punto di arrivo, l’accogliente agriturismo, ha offerto una meritata pausa con una deliziosa colazione all’aperto servita da Francesca. Torta di mele profumata, fragranti biscotti di grani antichi e un buon caffè hanno allietato il momento conviviale. Non sono mancate ulteriori riflessioni sull’importanza degli uccelli come impollinatori, indicatori biologici e fonte di bellezza per le nostre vite.

Il rientro, seguendo il sentiero che costeggia il fiume, ha regalato ulteriori scorci naturalistici, con la bellezza del bosco ripariale e l’imponenza dei pioppi secolari nei pressi della chiusa. Alla lista delle specie osservate si sono aggiunti il colombo, l’averla piccola, il cormorano, il germano reale, la garzetta, l’airone cenerino, l’airone guardabuoi e il discreto picchio muratore.
Con la promessa di ritrovarsi in autunno per esplorare il mondo dei migratori invernali, il gruppo si è congedato, portando con sé il ricordo di una mattinata immersa nella meraviglia del Parco della Chiusa e della sua vibrante avifauna.

Elenco degli uccelli osservati:
Scricciolo (Troglodytes troglodytes)
Capinera (Sylvia atricapilla)
Usignolo (Luscinia megarhynchos)
Codirosso comune (Phoenicurus phoenicurus)
Merlo (Turdus merula)
Picchio verde (Picus viridis)
Cinciallegra (Parus major)
Colombaccio (Columba palumbus)
Upupa (Upupa epops)
Ghiandaia (Garrulus glandarius)
Pettirosso (Erithacus rubecula)
Codibugnolo (Aegithalos caudatus)
Fagiano (Phasianus colchicus)
Luì piccolo (Phylloscopus collybita)
Verzellino (Serinus serinus)
Succiacapre (Caprimulgus europaeus)
Falco pecchiaiolo (Pernis apivorus)
Sterpazzolina (Sylvia curruca)
Cornacchia grigia (Corvus cornix)
Fringuello (Fringilla coelebs)
Zigolo nero (Emberiza cirlus)
Storno (Sturnus vulgaris)
Cincia bigia (Poecile palustris)
Averla piccola (Lanius collurio)
Tortora (probabilmente Tortora dal collare orientale – Streptopelia decaocto)
Picchio muratore (Sitta europaea)
Germano reale (Anas platyrhynchos)
Airone guardabuoi (Bubulcus ibis)
Picchio rosso maggiore (Dendrocopos major)
Sparviere (Accipiter nisus)
Rigogolo (Oriolus oriolus)
Rondone comune (Apus apus)
Rondine comune (Hirundo rustica)
Balestruccio (Delichon urbicum)
Parrocchetto dal collare (Psittacula krameri) (specie alloctona)

1 Comment

  1. elisabetta meletti

    Stupendo. Tutto stupendo. Il racconto entusiasmante ed emozionante di Iannibelli che sembrava di essere lì presenti.
    Complimenti anche all’agriturismo COPAPS che ha ospitato la presentazione.

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