No al declassamento dello stato di protezione del lupo, seconda parte. Non è colpa dei lupi se diventano confidenti

No al declassamento dello stato di protezione del lupo, seconda parte. Non è colpa dei lupi se diventano confidenti

Di Antonio Iannibelli

Secondo gli studiosi e i dati del monitoraggio 2020/2021 sulla distribuzione e la consistenza del lupo a scala nazionale, si stima che in Italia ci siano circa 3.300 lupi. Tuttavia, è importante sottolineare che questo numero non è né troppo alto né troppo basso, bensì adeguato all’ambiente che li ospita.
Il numero di lupi si autoregola in base alla disponibilità di cibo e al conflitto con gli esseri umani in un determinato territorio. Non è plausibile che il numero di lupi cresca all’infinito, come a volte erroneamente si crede. Nell’Italia peninsulare, gli esemplari di lupi hanno praticamente occupato tutti i territori idonei alla loro sopravvivenza, e quindi non possono aumentare indefinitamente.

Negli ultimi anni, i lupi non sono solo confinati alle zone montane, la loro vera dimora, ma sono tornati anche in pianura e sulle coste. Tuttavia, la frammentazione e la riduzione degli habitat naturali costringono i lupi a spostarsi in aree più aperte. Questo fa sì che possa sembrare che ci siano più lupi rispetto ai dati del monitoraggio, ma non è effettivamente così.
Le aree pianeggianti, in particolare, sono in gran parte sottoposte a coltivazioni e urbanizzazione, costringendo i lupi a cercare rifugio e possibilità di riproduzione solo nei pochi boschi rimasti. Quando si spostano, sono più facilmente avvistati da diverse persone contemporaneamente. Questo porta spesso ad avvistamenti multipli dello stesso lupo e alla condivisione di foto e video su social network, creando l’illusione della presenza di più lupi di quanto sia realmente il caso.
In sintesi, il numero di lupi in Italia è regolato in modo naturale in relazione alle risorse disponibili e alle condizioni dell’ambiente. La percezione di un eccessivo numero di lupi spesso dipende dalla diffusione di immagini e video che, sebbene siano dello stesso lupo, possono generare l’idea di una popolazione più ampia e causare danni alla specie.
Non è colpa del lupo se si ritrova a vagare sulle spiagge o ad avvicinarsi alle zone abitate. La frammentazione delle reti ecologiche, l’urbanizzazione e il consumo del suolo in Italia hanno ridotto gli spazi naturali disponibili per la fauna, spingendo i lupi e altri animali selvatici verso ambienti meno usuali per loro, come le spiagge.

Le spiagge costituiscono dei corridoi ecologici cruciali per la fauna e, in assenza di interruzioni umane, permettono la circolazione e il movimento degli animali, inclusi i lupi. Ma le infrastrutture presenti: strade, autostrade, ferrovie, isolano come in una morsa quasi tutte le coste italiane. Gli unici collegamenti naturali, tra i monti e il mare, restano i fiumi che creano una grande rete ecologica circolare attraverso le spiagge. Tuttavia, le attività umane, come la presenza massiccia di persone o la cementificazione delle zone costiere con costruzioni spesso abusive, costringono i lupi a interagire con gli umani, rendendo loro difficile la ricerca di cibo e l’accesso a territori vitali.
Sono osservabili due tipi di reazioni quando un lupo viene avvistato in una spiaggia: da una parte c’è chi tende ad associare l’animale a uno stato di difficoltà e in cerca di cibo, mentre dall’altra c’è chi, impaurito, reagisce gridando o proponendo l’eliminazione del lupo.
Il consumo di suolo causato da sviluppo industriale, urbanizzazione e pratiche agricole intensive, è una delle principali minacce per gli ecosistemi: grandi porzioni di territorio vengono trasformati ogni anno, riducendo gli spazi vitali per la fauna selvatica. Ogni anno in Italia un’area grande quanto un territorio medio di una famiglia di lupi scompare e purtroppo i numeri sono in crescita. Questo comporta un crescente conflitto tra esseri umani e animali selvatici, dato che questi ultimi si trovano spinti in aree antropizzate.

Canis lupus italicus


Questi processi possono avere conseguenze gravi, come l’isolamento genetico delle popolazioni animali, la riduzione delle risorse disponibili come cibo e rifugi, l’aumento del rischio di estinzione e una maggiore vulnerabilità agli effetti dei cambiamenti climatici e delle malattie.
Il problema del randagismo e della gestione degli animali domestici può avere impatti significativi sulla fauna selvatica, inclusi i lupi. Un’indagine di LAV e ENPA del 2013 stima ci siano tra 500 mila e 700 mila cani randagi. I cani randagi, inselvatichiti o non controllati adeguatamente, possono contribuire a situazioni problematiche in diverse maniere:
Predazione e Competizione Alimentare – I cani randagi possono cacciare e predare sulla fauna selvatica, influenzando negativamente le popolazioni locali di animali selvatici, compresi i lupi. La competizione per le risorse alimentari può portare a conflitti tra cani e lupi.
Diffusione di Malattie – I cani randagi possono essere portatori di malattie che possono essere trasmesse ai lupi e ad altre specie selvatiche. Questo può avere impatti sulla salute e sulla sopravvivenza della fauna selvatica.


Incrocio con Lupi – La presenza di cani randagi aumenta il rischio di incroci con i lupi. Questo può portare a una perdita di integrità genetica della popolazione di lupi, con conseguenze sulla diversità genetica e sulla capacità di adattamento della specie.
Difficoltà nella Conservazione – La gestione inadeguata dei cani randagi può complicare gli sforzi di conservazione, specialmente quando si cerca di mantenere equilibri naturali negli ecosistemi e di proteggere specie minacciate come il lupo.
L’incapacità di far rispettare le leggi in materia di controllo degli animali domestici può sicuramente rappresentare un problema. La gestione responsabile degli animali domestici, inclusi i cani, è fondamentale per prevenire impatti negativi sulla fauna selvatica.
È essenziale promuovere politiche che incoraggino la sterilizzazione degli animali domestici, l’adozione responsabile e il controllo del randagismo. Sensibilizzare il pubblico sull’importanza di custodire e gestire correttamente i cani, insieme a leggi applicabili e adattate alle esigenze locali, può contribuire a mitigare i problemi associati al randagismo e proteggere la fauna selvatica, compresi i lupi.
Per una convivenza pacifica con la fauna selvatica, è fondamentale rispettare l’ambiente e limitare l’occupazione del territorio con attività non strettamente necessarie per la sopravvivenza umana. Inoltre, è importante considerare se siano gli animali selvatici ad invadere il nostro territorio o se sia stato, piuttosto, l’essere umano ad occupare e ridurre gli spazi vitali degli animali. Questa riflessione è fondamentale per una corretta gestione e una convivenza sostenibile tra umani e fauna selvatica.

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