No al declassamento dello stato di protezione lupo, terza parte. Quanti lupi muoiono in Italia?

No al declassamento dello stato di protezione lupo, terza parte. Quanti lupi muoiono in Italia?

Di Antonio Iannibelli

I lupi tendono a evitare gli esseri umani e le loro attività, conoscendo il rischio che rappresenta per loro l’incontro con gli uomini. I giovani lupi, a volte, in fase di dispersione senza un territorio stabile e mancando del supporto familiare, possono avvicinarsi alle attività umane alla ricerca di cibo. Tuttavia, non è colpa del lupo se gli allevatori abituati a smaltire le placente, le carcasse e gli scarti di macelleria nei propri terreni attirano gli animali predatori e altri selvatici. Anche durante la caccia, i cacciatori non riescono sempre a recuperare la selvaggina ferita, abbandonando a volte le carcasse o gli scarti. Questi comportamenti umani influenzano il comportamento naturale dei lupi, inducendoli a dipendere da cibo facilmente reperibile e contribuendo all’insorgenza dei cosiddetti “confidenti”.

Alcune persone alimentano illegalmente i selvatici, oltre a nutrire anche cani e gatti randagi in modo incontrollato. Questa pratica crea un doppio danno perché favorisce l’abbandono degli animali domestici e l’avvicinamento dei selvatici. Questi comportamenti, insieme alla scarsa gestione dei rifiuti e all’abbandono illegale degli scarti di macelleria, creano le condizioni per trasformare gli animali selvatici in “mendicanti” di cibo, aumentando il conflitto tra la fauna selvatica e le attività umane.
Ad esempio, se i cinghiali cercano cibo nei centri abitati, ciò dipende principalmente dalle cattive abitudini umane. Analogamente, non è giusto incolpare gabbiani, cornacchie, volpi, lupi o topi, ma piuttosto concentrarsi sul correggere tali abitudini e controllare meglio la gestione dei rifiuti e delle attività che coinvolgono la fauna selvatica. In definitiva per ridurre il conflitto bisogna ridurre il disturbo e le occasioni del cibo facile.
Prima di considerare il declassamento della protezione del lupo, sarebbe fondamentale correggere le cattive abitudini dei cittadini e intensificare i controlli e le azioni da parte delle istituzioni per promuovere una coesistenza sostenibile tra la fauna selvatica e le attività umane.

Cuccioli di lupo Canis lupus italicus, con zecche e rogna

QUANTI LUPI MUOIONO OGNI ANNO?
I dati scientifici ormai un po’ datati ma sempre utili ci dicono che in Italia il 15-20% della popolazione muore per cause antropiche (Boitani et al. 2003) e che lo stesso autore ritiene che questa percentuale può risultare una sottostima per tutta una serie di fattori, i dati del monitoraggio per esempio confermano questa ultima ipotesi.
Il numero di lupi che muoiono ogni anno in Italia è un aspetto cruciale per valutare l’andamento della popolazione di lupi e le minacce che affrontano. Secondo i dati del monitoraggio più recente, nel periodo di ricerca tra ottobre 2020 e aprile 2021, sono state rinvenute 171 carcasse di lupi morti.
Tuttavia, anche questi numeri potrebbero essere sottostimati per diversi motivi. Durante il monitoraggio, alcune giornate di ricerca sono saltate a causa del lock down e delle restrizioni, il monitoraggio è avvenuto solo in un terzo dell’intero territorio nazionale e non tutte le carcasse sono state ritrovate, suggerendo che il numero effettivo di lupi deceduti potrebbe essere superiore.
Analizzando comunque questi dati, circa 25 lupi muoiono ogni mese, il che corrisponderebbe a circa 300 lupi all’anno solo nelle aree del monitoraggio, circa un terzo del territorio nazionale. Questo, se rapportato a l’intero territorio nazionale, rappresenta circa il 30% della popolazione totale di lupi in Italia (circa 900 lupi morti), che è stimata essere di circa 3.300 individui.

Giovane lupo, Canis lupus italicus


Le cause di morte dei lupi variano e includono investimenti su strade (oltre il 50%), bracconaggio, avvelenamenti (oltre il 30%) e morte naturale (circa 6%).
Il sospetto, quando gli incidenti stradali avvengono in pieno giorno, è che una parte di loro potrebbero essere stati disturbati per esempio dall’attività venatoria o da altri eventi sempre collegati alle attività umane. Altre volte analizzando le carcasse si è scoperto che i lupi avevano ingerito sostanze velenose, come i topicidi, che presumibilmente li avevano resi incapaci di riconoscere il pericolo. Esistono altre malattie che possono colpire i lupi, il cimurro, per esempio, è una malattia virale che può colpire i canidi, inclusi i lupi, è contagioso e può essere trasmesso dai cani domestici.
La gestione delle strade potrebbe essere migliorata per ridurre gli incidenti e le vittime tra la fauna selvatica. Ad esempio, la costruzione di cavalcavia e sottopassi strategici potrebbe facilitare lo spostamento degli animali e garantire maggiore sicurezza sulle strade. Queste strutture sarebbero utili anche per rimettere in collegamento gli habitat e per garantire la sopravvivenza di molte specie.


La situazione del bracconaggio e della caccia illegale, inoltre, rappresenta indubbiamente una minaccia significativa per la conservazione del lupo e di altre specie protette. Il bracconaggio può avere impatti devastanti sulle popolazioni di lupi e sull’equilibrio degli ecosistemi.
I metodi utilizzati dai bracconieri, come avvelenamento, lacci e tagliole, sono estremamente crudeli e possono causare sofferenze estese agli animali colpiti. Inoltre, molti lupi uccisi illegalmente non vengano rinvenuti e ciò complica la stima accurata del numero di animali colpiti.
La caccia illegale al lupo rappresenta non solo una minaccia diretta per la sopravvivenza di questa specie, ma anche una sfida per gli sforzi di conservazione e di gestione della fauna selvatica. È essenziale attuare misure più efficaci per prevenire e contrastare il bracconaggio, un’applicazione più severa delle leggi esistenti e sforzi di sensibilizzazione per educare il pubblico sui pericoli del bracconaggio e sulla necessità di proteggere la fauna selvatica.
Gruppi di volontari, come Italianwildwolf, svolgono un ruolo importante nella raccolta di dati e nella sensibilizzazione sull’importanza della conservazione del lupo e la tutela ambientale.


LA GESTIONE DEI CONFLITTI LUPO-ZOOTECNIA
La “Stima dell’impatto del lupo sulle attività zootecniche in Italia analisi del periodo 2015/2019” dell’ISPRA rileva che le aziende agricole che subiscono danni sono comprese tra il 19% e 26% del totale. Il fatto che solo una minoranza di queste subisca danni dovuti al lupo sottolinea la rilevanza di affrontare le problematiche in modo mirato e basato su dati concreti.
L’idea di modulare i rimborsi in base ai sistemi di prevenzione adottati è un approccio interessante. Promuovere e sostenere l’implementazione di misure preventive può essere un modo efficace per ridurre i danni e mitigare i conflitti.
Da notare che del totale delle predazioni indennizzate, solo il 54,2% sono state attribuite al lupo dopo il sopralluogo e che la maggior parte delle aziende non applicava alcun sistema di protezione (solo il 7% ha dichiarato di averne uno).
La complessità sta nel bilanciare le esigenze umane con la conservazione della fauna selvatica, evidenziando la necessità di un approccio equilibrato studiato caso per caso, basato su dati scientifici e orientato verso la sostenibilità ambientale.
Il lupo è fondamentale per il mantenimento dell’equilibrio naturale e possiamo definirlo il “guardiano” della biodiversità, tutelata anche dalla Costituzione Italiana. In definitiva se non salviamo i lupi non salveremo neppure noi stessi.

Leggi anche la PRIMA PARTE e la SECONDA PARTE sul declassamento dello stato di protezione del lupo.

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