I faggi del Don Bosco: una battaglia persa?

I faggi del Don Bosco: una battaglia persa?

Di Antonio Iannibelli

Vi racconto una storia che mi tocca profondamente e che credo debba farci riflettere tutti. Nel cuore del Parco Don Bosco, a Bologna, due giovani faggi stanno lottando per la loro sopravvivenza. Un tempo facevano parte di un piccolo ecosistema rigoglioso, circondati da altri alberi, cespugli, e da un terrapieno che li proteggeva. Un angolo di verde, un vero polmone per la città, dove piante e animali coesistevano e contribuivano a rigenerare l’ambiente urbano.
Purtroppo, oggi la loro condizione è tragica. In seguito alla costruzione di una pista ciclabile, gli alberi che li circondavano sono stati abbattuti, il terrapieno che proteggeva le loro radici è stato asportato e le stesse radici sono state tagliate. Solo grazie all’intervento del Comitato Don Bosco (che ha segnalato al Comune la loro presenza) e del Comitato Besta i due faggi sono stati risparmiati, ma il danno è già stato fatto: oggi versano in uno stato che definirei “in coma” e, purtroppo, credo che le loro possibilità di sopravvivenza siano minime.


Per comprendere meglio la rarità di queste piante, Bruno Berselli del Comitato Don Bosco ha scoperto che nel territorio urbano di Bologna sono stati censiti poco più di venti esemplari del genere Fagus, una cifra sorprendentemente bassa. In confronto, gli olmi sono più di 2500 e i frassini superano i 9500. Questo confronto rende ancora più evidente l’importanza di proteggere i due faggi rimasti nel Parco Don Bosco, non solo per il loro valore ecologico, ma anche per la loro rarità in un contesto urbano.
Ma questo mi porta a chiedere: possibile che un’amministrazione che si proclama “green” non comprenda le conseguenze di scelte come questa? La costruzione di una pista ciclabile potrebbe sembrare un passo avanti verso una città più sostenibile, magari riducendo il traffico… in parte. Tuttavia, è giusto sacrificare un’area verde rigogliosa e piena di vita per un progetto che, a conti fatti, potrebbe essere usato solo da una minoranza di cittadini?
Fino a pochi mesi fa, il Parco Don Bosco era un piccolo ecosistema autosufficiente, capace di rigenerarsi e ospitare decine di alberi, una rete fitta di cespugli, e numerose forme di vita. Un’oasi verde in città che offriva ossigeno a tutti, anche a chi ora l’ha devastata. Mi chiedo: se avevamo già un’area verde che contribuiva alla biodiversità e alla qualità dell’aria, perché distruggerla per costruire una pista ciclabile? È davvero questo il compromesso migliore?


Questa storia mi riporta sempre a un insegnamento di mio nonno, uno di quei saggi contadini di una volta che diceva: “Tirarsi la zappa sui piedi non è da persone intelligenti”. Non riesco a non vedere l’attualità di queste parole. Stiamo sacrificando alberi e suolo fertile per interventi che, forse, avrebbero potuto essere pensati in modo diverso, integrando la natura invece di distruggerla.
Vi invito a riflettere insieme a me: una città “green” non dovrebbe partire proprio dalla protezione di ciò che è già verde? Possiamo davvero considerare sostenibile un progetto che, per costruire una pista ciclabile, cancella un ecosistema già esistente? Forse è il momento di ripensare le nostre scelte e di agire con maggiore saggezza, prima di ritrovarci a vivere in una città priva di quelle aree verdi che tanto diciamo di voler difendere.
Purtroppo, speravo di potervi portare buone notizie riguardo la difesa del Parco Don Bosco e dei due faggi, ma dopo mesi di lotta, la situazione è ben diversa. L’area verde è stata pesantemente danneggiata: centinaia di metri quadrati di suolo eroso, decine di alberi maestosi abbattuti e centinaia di cespugli distrutti.
Le persone del Comitato Don Bosco e del Comitato Besta, insieme a tanti giovani e cittadini che hanno difeso questo polmone verde con il proprio corpo, ne escono con le ossa rotte ma con la testa alta. Hanno affrontato manganellate durante le incursioni della polizia, ma portano con sé la dignità di chi ha lottato per una giusta causa, contribuendo a salvaguardare almeno in parte il Parco Don Bosco.
È fondamentale che questa amministrazione si fermi a riflettere sulle sue azioni e sulle conseguenze della gestione di questa vicenda. La vera sostenibilità non si misura solo attraverso nuovi progetti, ma anche nel rispetto e nella cura di ciò che già esiste.

Per offrirvi un contesto più ampio sulla lotta in difesa del Parco Don Bosco e sull’importanza della biodiversità urbana, vi invito a riflettere su quanto già abbiamo scritto e documentato in precedenza. Negli articoli come “Primavera rigogliosa nel Parco Don Bosco” e “Armonia tra città e Natura al Parco Don Bosco“, ho riportato le osservazioni ornitologiche e il ruolo fondamentale che questo spazio verde rivestiva per la fauna selvatica, ospitando diverse specie di uccelli nidificanti e migratori. Inoltre, in “Scoperta straordinaria: Faggi al Parco Don Bosco“, ho parlato della sorprendente scoperta di questi due faggi così rari in contesto urbano, sottolineando ancora una volta il valore di preservare la biodiversità all’interno delle nostre città.
In “No a primavere silenziose“, ho affrontato il tema della scomparsa della biodiversità e l’urgenza di proteggere i nostri spazi verdi, mentre in “L’inurbamento delle specie selvatiche” ho analizzato il delicato equilibrio tra urbanizzazione e conservazione, sottolineando l’importanza del Parco Don Bosco per molte specie.
Vi invito a leggere questi articoli sul mio blog www.antonioiannibelli.it per comprendere meglio la nostra lotta e l’importanza di salvaguardare il patrimonio naturale della nostra città.
Solo insieme possiamo fare la differenza.

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