No al declassamento dello stato di protezione del lupo. Prima parte

No al declassamento dello stato di protezione del lupo. Prima parte

Di Antonio Iannibelli
Il lupo è una specie rigorosamente protetta secondo la Convenzione di Berna del 1979; è particolarmente tutelato dalla Direttiva 92/43/CEE, concernente la conservazione degli habitat naturali, della flora e fauna selvatica, nonché dalla legge italiana 11 febbraio 1992, n. 157, che stabilisce norme per la protezione della fauna selvatica e il controllo venatorio.
Recentemente, anche la Costituzione della Repubblica Italiana, con la riforma dell’articolo 9 adottata l’8 febbraio 2022, ha ampliato la tutela ambientale, della biodiversità, degli ecosistemi e degli animali.

Nonostante l’importanza di queste normative che chiariscono la protezione del lupo, sono emersi tentativi di ridurre questa tutela per giungere a un controllo numerico della specie. Ad esempio, la Svizzera ha proposto lo spostamento del lupo, Canis lupus, dall’Allegato II all’Allegato III della Convenzione di Berna, indebolendo così la sua protezione. Tuttavia, a novembre 2022, le parti contraenti della Convenzione di Berna hanno respinto questa proposta svizzera, un segnale significativo poiché un eventuale declassamento avrebbe facilitato la strada verso gli abbattimenti.
Anche il Consiglio europeo, un anno dopo, sta valutando la possibilità di declassare la protezione del lupo, passando da “specie particolarmente protetta” a “specie protetta”.

Anche a livello nazionale i tentativi di ridurre la protezione del lupo non sono mancati, come per esempio in Trentino. Coloro che sostengono il declassamento del lupo argomentano che il numero di esemplari è aumentato e che la popolazione non è più a rischio. Sostengono inoltre che la popolazione potrebbe crescere eccessivamente, diventando pericolosa per gli esseri umani e dannosa per la zootecnia. Le associazioni venatorie ritengono che l’aumento della popolazione di lupi riduca drasticamente le specie cacciabili in particolare gli ungulati: caprioli, cinghiali, cervi ecc. e chiedono con insistenza il declassamento e la possibilità di gestire anche la caccia al lupo attraverso politiche specifiche.

Come ricercatore e studioso del lupo selvatico italiano e come cittadino europeo, esprimo il mio dissenso e ritengo che questa sia un grave errore. In primo luogo, il lupo è una “specie ombrello”, il cui ruolo naturale influisce su tutta la catena alimentare, pertanto, bisogna valutare attentamente le ripercussioni che ciò avrebbe su tutte le altre specie selvatiche e sull’intero ecosistema.

Inoltre, è importante considerare che il lupo fornisce servizi ecosistemici fondamentali e gratuiti, come il controllo degli ungulati e di specie invasive come le nutrie, svolge un ruolo essenziale anche nel controllo sanitario eliminando le carcasse di animali morti, agendo come uno “spazzino”. Gli scienziati concordano sul fatto che il lupo favorisce la biodiversità e una sua riduzione porterebbe inevitabilmente ad una diminuzione delle forme di vita presenti nell’ambiente.
Attualmente, la lotta al bracconaggio del lupo è già una sfida; una riduzione della sua tutela peggiorerebbe inevitabilmente questa situazione. Inoltre, la ricerca attuale indica che se una famiglia di lupi viene destrutturata o se uno dei membri dominanti manca, le predazioni sugli animali domestici potrebbero aumentare invece di diminuire, poiché i giovani del branco, privi della guida degli adulti, potrebbero rivolgersi alle prede più facili, come gli animali domestici, avvicinandosi così alle attività umane.
In conclusione, mentre vari progetti internazionali tentano di ridurre il conflitto tra lupo e attività umane, la proposta europea di declassare il lupo potrebbe invece intensificare questo conflitto. È importante tenere presente che la sottospecie italiana, Canis lupus italicus, è la più antica al mondo e distinta dal lupo europeo; pertanto, il declassamento proposto a livello europeo non dovrebbe coinvolgere questa sottospecie italiana.
Il lupo gioca un ruolo cruciale nella difesa della biodiversità, nonostante il comune fraintendimento che lo etichetta come un predatore che porta solo morte. In realtà, il lupo agisce come un custode della biodiversità, favorisce la vita e non la limita.
Mentre molte persone sono d’accordo sul fatto che la biodiversità debba essere preservata, non tutti comprendono che il lupo è un costruttore attivo di biodiversità. Alcuni negano questa realtà per interessi politici o economici.

Contrariamente alla selezione praticata con l’attività venatoria, sempre alla ricerca dell’esemplare più imponente, il lupo agisce come un vero selettore naturale, predando animali malati, feriti o deboli. In questo modo, favorisce la sopravvivenza degli animali sani, contribuendo all’evoluzione naturale e migliorando le condizioni sanitarie all’interno delle popolazioni di prede, e, di conseguenza, dell’intero ambiente giocando un ruolo chiave nell’ecosistema.
Studi scientifici chiariscono che gli animali sani hanno maggiori probabilità di sfuggire agli attacchi dei lupi e, quindi, di riprodursi, promuovendo così l’adattamento e l’evoluzione naturale delle specie. In contrasto, l’attività umana di caccia spesso seleziona gli esemplari migliori esteticamente o fisicamente, riducendo le possibilità di evoluzione e adattamento delle specie target.

È interessante notare che la presenza del lupo regola il pascolo eccessivo degli erbivori, spingendo le prede a spostarsi più frequentemente per evitare i predatori. Questo comportamento contribuisce a prevenire danni significativi al suolo e alla vegetazione.
Per proteggere il lupo, un simbolo importante della biodiversità italiana ed europea, è fondamentale promuovere la coesistenza con le attività umane, in particolare con l’allevamento, seguendo le raccomandazioni sia a livello nazionale che internazionale. La conservazione dei lupi può essere una questione complessa ma è necessario trovare un equilibrio tra le esigenze delle popolazioni umane e la
necessità di preservare la biodiversità.

Nella SECONDA PARTE e nella TERZA PARTE di questo articolo affronteremo le cause di morte del lupo; perché i lupi diventano confidenti; il randagismo canino e il rischio dell’integrità genetica, da cui risulterà in modo evidente che la sua protezione non potrà essere modificata. Declassare lo stato di protezione del lupo è un grave errore.

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